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Carcere, don Grimaldi: "Nei nostri penitenziari occorre maggiore umanità"

Dopo i presunti abusi ai detenuti vulnerabili del carcere di Trapani, il sacerdote ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane, ribadisce la necessità di maggiore attenzione e misericordia anche in vista dell'imminente Giubileo del 2025: "La Chiesa, con i cappellani ed i volontari, in prima linea per portare speranza". Il prossimo 9 gennaio in Vaticano la consegna delle lampade realizzate dai reclusi di Salerno

Federico Piana - Città del Vaticano

Una vicenda dai contorni drammatici che gli ha tolto il fiato, non lo ha fatto dormire la notte: venire a sapere che nei giorni scorsi 11 agenti di polizia penitenziaria del carcere di Trapani sono stati arrestati e 14 sospesi dal servizio con l’accusa di torture ed abusi nei confronti di alcuni detenuti vulnerabili lo ha spinto a prendere carta e penna e vergare un appello di fuoco con il quale ha denunciato "la preoccupazione per la violazione dei diritti umani ed il tradimento della missione degli operatori carcerari". E poi c’è una cosa che ha gettato ancora di più nello sconforto don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane: la prossimità del tragico avvenimento con l’imminente apertura del Giubileo 2025 che della speranza e della misericordia è faro che dovrebbe illuminare non solo la Chiesa ma anche l’intera società. "E proprio in vista dell’Anno santo, i nostri istituti penitenziali avrebbero bisogno di maggiore attenzione perché stanno continuando a vivere problematiche complesse come quelle legate alla povertà dei detenuti, alla presenza di immigrati, di persone che sono oppresse dalla droga. Servirebbe maggiore aiuto e sostegno", spiega in un colloquio con i media vaticani.

Amore, prima di tutto

Gli avvenimenti di Trapani, sui quali sta ancora indagando la magistratura, fanno riflettere il sacerdote sul fatto che "la Chiesa, con i cappellani ed i volontari, è in prima linea per alimentare la speranza senza la quale nei reclusi scatta la disperazione che provoca violenze e molto spesso i suicidi che rappresentano il fallimento degli operatori carcerari". Alla base dei soprusi di Trapani, come quelli avvenuti in altri istituti di pena, potrebbe esserci un fattore troppo spesso ignorato o sottovalutato: lo stress lavorativo al quale gli agenti di polizia penitenziaria sono sottoposti: "In alcuni reparti lavorano molte ore in più e fanno fatica ad affrontare un dialogo sereno con i detenuti molti dei quali provati da situazioni personali di malattia o da grandi fragilità psichiatriche e psicologiche. E questo crea una seria difficoltà di rapporto".

Formazione permanente

In questi casi, spiega don Grimaldi, "occorrerebbero operatori specializzati. Spesso i penitenziari accolgono le persone con fragilità specifiche ma non sono attrezzati per poter affrontare tali disagi ed emergenze". Quello che occorre subito è continuare a sostenere ed implementare la formazione permanente degli operatori carcerari perché, nel tempo, gli istituti hanno cambiato il proprio volto. "Non è più il carcere che conoscevamo trent’anni fa. Attualmente, la formazione si fa ma ancora non basta e non è sistematica. Un maggiore impegno ci potrebbe essere però tante volte è uno sforzo che nemmeno viene preso in considerazione perché manca personale. La formazione continua, però, è fondamentale".

Pericolo sovraffollamento

Poi c’è l’annosa questione del sovraffollamento che l’ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane considera un problema esplosivo non affrontato adeguatamente: "Alcuni sforzi per contrastarlo sono stati fatti ma non sono adeguati. C’è bisogno di altri tipi di interventi per evitare che il sovraffollamento possa incidere su molte attività dei nostri istituti penitenziari rendendo vani anche i percorsi di riabilitazione". Una soluzione c’è: potrebbe essere quella delle pene alternative, tanto care ai cappellani, ma che sembrano non riscuotere ancora molto successo: «È un provvedimento che dovrebbe essere preso davvero sul serio. Significherebbe una maggiore attenzione nei confronti dei detenuti che hanno commesso reati minimi e che potrebbero uscire dal carcere facendo respirare un po’ di più gli istituti penitenziari".

Pastorale misericordiosa

Il Giubileo 2025 per tutti i cappellani ed i volontari sarà l’occasione per riproporre queste tematiche ma soprattutto per rilanciare una pastorale misericordiosa e di speranza: "Cercheremo di renderla ancora più viva. L’8 gennaio, il nostro consiglio pastorale incontrerà le istituzioni penitenziarie per confrontarsi sulle nostre proposte giubilari da vivere. Mentre il 9 gennaio andremo in Vaticano dove ad ogni nostro delegato regionale verrà consegnata una lampada realizzata dai detenuti del carcere di Salerno. Queste fiamme verranno poi consegnate ad ogni istituto di pena italiano. E diventeranno davvero luci di speranza".

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01 dicembre 2024, 10:20