Caritas: Mayotte impiegherà un decennio per riprendersi dal ciclone Chido
Alexandra Sirgant - Città del Vaticano
L'ultimo bilancio parla di 21 morti, ma le autorità ritengono che possano essere centinaia. I soccorritori si stanno ancora riversando nell'arcipelago francese di Mayotte nella speranza di trovare sopravvissuti sotto le macerie, a 48 ore dal passaggio del ciclone Chido. Marc Bulteau è il delegato locale per Secours Catholique-Caritas Francia. Attualmente bloccato ad Anjouan, un'isola delle Comore a un centinaio di chilometri da Mayotte, il delegato della Caritas è in costante contatto da 48 ore con le sue squadre sul posto, che hanno descritto la situazione come “apocalittica”.
Quali sono i riscontri che ricevete da Mayotte?
La situazione non è più catastrofica, è apocalittica, non dobbiamo avere paura delle parole. Alcuni paragonano l'arcipelago a città bombardate. Avevamo circa 100.000 persone che vivevano in alloggi precari, in altre parole baraccopoli, e tutto è stato raso al suolo, non è rimasto nulla in piedi. Questo significa che oggi ci sono almeno 100.000 persone senza fissa dimora, e una gran parte di loro sono migranti 'illegali', quindi spesso restii a recarsi negli spazi di sicurezza organizzati dallo Stato, perché hanno molta paura di essere sfrattati. Per quanto riguarda le abitazioni 'solide', anche alcuni edifici costruiti secondo le norme antisismiche sono stati colpiti. Penso alla sede di "Mayotte La Première", per esempio. Si tratta dell'emittente televisiva locale, il cui edificio era stato appena inaugurato secondo standard completamente moderni, eppure è stato impattato in pieno. L'aeroporto di Mayotte-Dzaoudzi ha subito gravi danni e la torre di controllo non è più operativa, quindi solo gli aerei militari possono atterrare. Alcune delle vie d'acqua che collegano Grande-Terre e Petite-Terre, le due isole principali di Mayotte, sono inutilizzabili e le uniche due che sembrano funzionare sono utilizzate per le forniture di emergenza e le operazioni di salvataggio.
Il bilancio provvisorio delle vittime è attualmente di 21 persone, ma le autorità temono che possano essere centinaia...
Il conteggio sarà estremamente complicato per almeno due motivi: il primo è che i migranti privi di documenti non si rivolgeranno necessariamente alle autorità per denunciare i funerali a cui hanno partecipato. Il secondo è che, poiché siamo in una terra islamica, per molte persone il defunto deve essere sepolto entro 24 ore, che sono scadute. Quindi ci affidiamo molto al passaparola per arrivare a una cifra che sia il più possibile vicina alla realtà, ma in ogni caso sarà molto complicato. Da lunedì i soccorsi sono riusciti a raggiungere tutta l'isola, e probabilmente scopriremo il numero di persone morte sotto le macerie, per non parlare dei feriti gravi. Sono molti e l'ospedale è attualmente sovraccarico di casi urgenti. La situazione è davvero apocalittica, con interruzioni di acqua, elettricità e saccheggi. Due sono i grandi problemi emersi: l'accesso all'acqua potabile e al cibo.
I servizi di emergenza sono ora in una corsa contro il tempo, perché dopo un evento del genere ogni ora è importante?
Assolutamente importanti, è complicato, ma non dobbiamo mai dimenticare che i primi ad aiutare sono gli stessi abitanti del luogo. Si parla di qualche decina di soccorritori e di vigili del fuoco arrivati dalla Francia continentale, o da altri luoghi, ma non dobbiamo mai dimenticare che i primi soccorritori sono gli stessi locali. Ho visto i nostri volontari del Secours Catholique, che hanno a malapena trovato il tempo di occuparsi di ciò che accade nelle loro case. A questo si aggiunge il problema della natura insulare di Mayotte. Di fronte a un simile cataclisma, abbiamo risorse di sicurezza pubblica del tutto inadeguate. Il ponte aereo è attualmente in cattive condizioni e solo gli aerei militari possono atterrare. Ci vorranno giorni prima che le imbarcazioni arrivino. Quindi dobbiamo davvero fare affidamento sull'impegno e sulla resistenza della popolazione perché, in ogni caso, se vogliamo salvare delle vite, non possiamo agire tra tre giorni, ma adesso.
Come intervengono i volontari del Secours Catholique a Mayotte?
Sul posto abbiamo cinque dipendenti e circa 80 volontari, e dobbiamo assistere tra le 300 e le 400 persone. Quindi, a poco a poco, cominciamo ad avere qualche notizia e, grazie a Dio, per il momento non ci sono stati feriti gravi o morti tra i nostri volontari. D'altra parte, molti di loro vivevano in baraccopoli e non hanno più un tetto sopra la testa. La nostra priorità è riprendere i contatti con ciascuno, valutare i loro bisogni, e lo stesso vale per le persone che accogliamo.
Temete una crisi alimentare di massa?
Le scorte qui sono estremamente ridotte. Gli aerei porteranno medicinali e tutto l'essenziale, per quanto riguarda il cibo il fabbisogno è enorme, ma può essere portato solo via nave, ma la distanza è tanta, siamo dall'altra parte del mondo, e ci si impiega molto tempo ad arrivare. Credo che ci vorrà un decennio per riprenderci, perché è il più grande ciclone almeno dal 1934. C'è poi da considerare anche tutto quello che riguarda la sicurezza alimentare: la produzione agricola è stata spazzata via. Non è rimasto nulla. Tutta la produzione alimentare, tutti gli alberi da frutto sono crollati. È una vera catastrofe. E non poteva andare peggio, visto che il ciclone è passato proprio sopra Mayotte.
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