Lucca, il restauro del Volto Santo rivela il trionfo del colore
Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano
Un simbolo del cammino giubilare - non romano - legato ai pellegrinaggi è senz’altro il Volto Santo di Lucca, tappa fondamentale lungo la via Francigena. Un Cristo crocifisso dal volto insieme sereno e dolente, con gli occhi aperti, dalle grandi iridi che sembrano fissare intensamente e seguire chi lo sta guardando. Un Cristo vestito, vivo, trionfante sulla morte. Si tratta di una scultura monumentale in legno di noce la cui venerazione si estese molto presto a tutta l’Europa. Storia, devozione, ma anche mistero, avvolgono da sempre questa sacra immagine. Secondo la leggenda, sarebbe stata "sbozzata" dal discepolo di Gesù Nicodemo, che lo aveva conosciuto e sapeva bene com’era il suo volto, ma che non riuscì a finirlo; ci pensarono gli angeli, durante una notte. Si tratta quindi di un’immagine acheropita, cioè non eseguita dalla mano dell’uomo. Da Jaffa, in Israele, sarebbe giunta sulle spiagge dell’antica città ligure Luni, spinta dalle correnti, su un’imbarcazione priva di equipaggio. Si riteneva risalente al XIII-XIV secolo, finché recenti indagini, eseguite con il metodo del carbonio-14, hanno confermato una datazione ben più antica, tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo, accordandosi perfettamente alla Leggenda Leboiniana che fissa l’arrivo del Volto Santo al 782. È il crocifisso ligneo, di grandi dimensioni, più antico di tutto l'occidente. A margine, si ricorda anche che alcuni studiosi hanno osservato, mediante un confronto al computer, una perfetta corrispondenza del Volto Santo con quello dell'Uomo della Sindone.
Le sorprese dei restauri
Da due anni, esattamente dal 1° dicembre 2022, si trova nel laboratorio allestito nel transetto nord della cattedrale di San Martino, affidato alle cure dei restauratori; i visitatori possono assistere alle varie fasi degli interventi da dietro un vetro. Vederlo disteso, ad altezza d’uomo, spinge a un forte sentimento di tenerezza: è come se il Crocifisso fosse tornato Bambino nella culla del Natale.
Anche il tempietto che custodisce il venerato crocifisso, a pianta centrale, in stile rinascimentale, opera dello scultore lucchese Matteo Civitali del 1484 e dorato in epoca barocca, è oggetto di restauro.
I restauri e i consolidamenti sono sostenuti dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e dall’Opera del duomo di Lucca e coordinati dall'Opificio delle pietre dure di Firenze, d'intesa con la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara. Si tratta di un lavoro complesso, realizzato anche con il concorso interdisciplinare degli istituti di ricerca di Bioeconomia del Cnr, l’Istituto nazionale di fisica nucleare, l’Istituto di fisica applicata “Nello Carrara” del Cnr di Firenze e l’Università di Pisa che hanno eseguito la prima campagna diagnostica, permettendo di conoscere i materiali che ne compongono la scultura, le tecniche esecutive, il meccanismo di ancoraggio del crocifisso sulla croce, gli interventi di restauro antichi e inoltre di individuare gli strati pittorici che si sono sovrapposti nel corso del tempo, in gran parte sconosciuti, offrendo gli strumenti necessari per intraprendere un restauro consapevole, metodologicamente prudente e quanto più possibile sicuro.
Si sta procedendo con il liberare le superfici dalle ridipinture e dei restauri successivi, disvelando via via i colori originari, splendidi, di una cromia vivace precedentemente tenuta nascosta da uno strato di nerofumo. La veste è blu scuro, ottenuta con il lapislazzuli, e le maniche bordate a foglia d’oro, così come lo scollo e l’orlo. L’incarnato non è più bruno ma di un originario color “carnicino”. I capelli e la barba stanno riacquistando la precedente colorazione più chiara e naturalistica mentre il modellato del volto riappare più fine e delicato.
Anche la croce sarà liberata dalle superfetazioni posteriori e rivelerà lo strato sottostante, più prezioso e resistente, che si preannuncia decorato da una vivace policromia in rosso, porpora, blu e bianco.
La croce e il tempietto
Altri interventi riguardano la progettazione di un sistema di rinforzo degli ancoraggi originali che tengono insieme crocifisso e croce, così da garantire la stabilità dell’opera e facilitarne la ricollocazione nel tempietto o eventuali operazioni future. Le prossime fasi di restauro, una volta terminata la rimozione dello strato superficiale, saranno il consolidamento delle parti lignee danneggiate o più fragili, sia della croce che del Cristo, il ritocco pittorico di eventuali piccole lacune, il ricongiungimento del Cristo con la croce tramite i perni originali e il nuovo sistema di rinforzo, per concludere con la stesura dei protettivi necessari.
Anche il tempietto del Civitali sta rivelando importanti novità, come frammenti di pittura sulla parete interna, dietro il pannello ligneo della scultura e sulle volte. Altri elementi, anch’essi interessati da interventi di restauro, sono il nimbo a semicerchio, i due angeli in volo con le chiavi e lo scettro, opera di Augusto Passaglia agli inizi XX secolo, e la colomba.
Un culto antico
La devozione al Volto Santo si è propagato da Lucca in diversi luoghi d’Italia e d’Europa, specialmente lungo le direttrici viarie percorse dai pellegrini o legate ai mercanti e ai lavoranti della seta, attività fiorentissima nella città toscana. Ci sono diversi elementi che rendono questa particolare tipologia di crocifissi, il cui archetipo è appunto quello lucchese, immediatamente riconoscibile, anche fuori Lucca. Il calice sotto il piede destro, ad esempio, è legato al miracolo del calzare scivolato dal piede di Cristo per essere donato a un giullare povero.
La "Festa grande"
Si prevede che il Volto Santo sarà restituito alla venerazione dei fedeli nel 2025, in occasione della Festa dell’Esaltazione della Croce, il 13-14 settembre, la più importante e sentita dalla cittadinanza. Per l'occasione, il vessillo del Volto Santo verrà portato in processione, ripercorrendo lo stesso itinerario narrato dalla Leggenda Leboiniana del crocifisso che, portato a San Frediano, sparì per farsi ritrovare nell'orto dove poi fu costruita la cattedrale di San Martino. Ripercorrerà il centro della città attraverso via Fillungo, tutta rischiarata da migliaia di lumini.
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