Pakistan, un Natale di aiuto ai poveri e dialogo tra le fedi
Paolo Affatato – Città del Vaticano
Il Natale dei cristiani in Pakistan è un tempo e un’occasione di dialogo interreligioso e di fraternità con i più poveri e gli emarginati. In sintonia con lo spirito dell’Anno giubilare dedicato alla speranza, i giorni in cui si celebra l’Incarnazione del Verbo sono colmi di gesti, azioni, incontri in cui i credenti donano coraggio, solidarietà, speranza, aiuto concreto a persone in difficoltà, soprattutto a chi soffre nel corpo e nello spirito.
La religiosità dei cristiani pakistani
«In Pakistan, dove i cristiani rappresentano una piccola minoranza in una società a larga maggioranza islamica, il Natale ha un significato speciale. La comunità cristiana continua a celebrare la nascita di Cristo con profonda fede che si fa misericordia, carità, dialogo fraterno col prossimo», racconta padre Lazar Aslam, sacerdote cappuccino di Lahore, impegnato nell’assistenza pastorale e nel promuovere instancabilmente incontri e attività di dialogo interreligioso. Nel Natale che coincide con l’apertura dell’Anno giubilare — ci ha detto padre Lazar — i cristiani in Pakistan hanno ricordato e onorato martiri come Akash Bashir, il ragazzo che diede la vita per salvare i fedeli da un attentato davanti a una chiesa di Lahore nel 2015 e di cui è in corso il processo di beatificazione, e Shahbaz Bhatti, cristiano autentico impegnato in politica, coraggioso sostenitore del dialogo e della libertà religiosa, assassinato nel 2011 per il suo impegno nella giustizia e nella protezione delle minoranze. In particolare, spiega il frate, queste figure «ci ricordano che difendere la verità e l’amore può voler dire offrire la propria vita, ma proprio così incarniamo veramente lo spirito di Cristo, che ha voluto venire in mezzo a noi, essere il Dio-con-noi».
Restare saldi nella fede
Il Natale per i fedeli pakistani è «fare memoria che Gesù è nato in una situazione umile, povera, difficile, proprio come noi, per portare la salvezza a tutti». Fiorisce, allora, la certezza che «anche nelle difficoltà la luce di Dio risplende. Natale è per noi un momento di unità in cui la nostra comunità si riunisce per celebrare l’amore incondizionato di Dio. La nascita di Cristo ci ispira a restare saldi nella fede, sapendo che il Principe della pace ci aiuta a superare tutti gli ostacoli e ci spinge ad andare incontro ai poveri e agli oppressi», nota Aslam.
Garantire i diritti al di là del credo
Con questo spirito gli avvocati cristiani della Christian Lawyers Association hanno celebrato in un incontro incentrato sul Natale, tenutosi presso l’Alta Corte di Lahore, l’impegno per la giustizia apprezzato da illustri legali come Irfan Hayat Bajwa e Chaudhry Zubair. Gli avvocati presenti, di diverse fedi religiose, hanno concordato nel rimarcare che «il Natale di Cristo porta con sé un messaggio di amore, pace e armonia per tutta la società», un messaggio che «ci ispira a lavorare per migliorare la convivenza nelle nostre città e comunità, garantendo i diritti costituzionali a tutti i cittadini, qualsiasi credo professino», e «incoraggia a impegnarci per risolvere eventuali problemi che potrebbero creare disarmonia, al fine di costruire una società sempre più pacifica e inclusiva».
Esclusione e povertà
Questi avvocati sono uomini e donne che «si pongono a servizio di persone fragili e indifese che tante volte non conoscono nemmeno i propri diritti e che soccombono alla discriminazione o alla violenza», ha sottolineato il padre domenicano James Channan, che presiede il Peace Centre a Lahore, luogo fecondo di dialogo, studio e relazioni interreligiose. In quest’ottica è parso significativo l’andare incontro agli operatori ecologici del Public Health Institute di Lahore, persone che svolgono i lavori più umili, discriminate e spesso disprezzate: a esse, ha raccontato padre Lazar, è stato portato l’annuncio della dignità inalienabile di ogni essere umano che Cristo Gesù è venuto a redimere e salvare. «L’esclusione e la povertà sono le condizioni che Cristo ha scelto per venire nel mondo: essi, i più poveri e i reietti, sono i più vicini all’Emmanuele, coloro nei quali Gesù si fa presente. È stato un privilegio condividere il Natale con loro», ha concluso il frate cappuccino.
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