Attacchi in Siria Attacchi in Siria

Zenari: in Siria la speranza muore, la gente vuole solo scappare

Il nunzio a Damasco commenta i “tragici eventi” degli ultimi giorni con la presa di Aleppo da parte dei ribelli jihadisti: “Regna la paura, l’inquietudine, l’incertezza”. Il cardinale in contatto con la comunità cristiana aleppina: “La gente è chiusa in casa, chi ha potuto è andato via. Certamente il numero di sfollati interni aumenterà”. Appello alla comunità internazionale: “Alcune guerre si potevano prevenire, ora ci troviamo a raccogliere i cocci”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

In Siria “la speranza è morta” e la gente ha un unico desiderio: “Scappare”. Quattordici anni di conflitto, la povertà estrema, le sanzioni internazionali, il terremoto, ora una nuova ondata di tensioni e violenze iniziano a pesare sul cuore anche del cardinale Mario Zenari. Da sedici anni nunzio a Damasco, il porporato guarda con preoccupazione alla presa di Aleppo, lo scorso 30 novembre: la seconda città più grande della Siria per la prima volta è totalmente fuori dal controllo del governo di Assad e nelle mani dei ribelli jihadisti. Oltre 350 i morti, già migliaia gli sfollati: “Un numero che aumenterà”, scandisce Zenari al telefono da Damasco con i media vaticani. Una telefonata breve, in mezzo a tempi stretti e mille richieste, con il telefonino che squilla a ripetizione in sottofondo. La Siria vive una nuova emergenza, una nuova guerra: “Si vedrà cosa succederà. C’è una calma sospetta ora”. Speranza, certamente, non ce n’è più: “È morta, sta morendo, in alcuni casi è già sepolta”, dice il porporato. Forse il Giubileo può portare “una boccata d’aria”, ma la gente è esausta e fatica a vedere prospettive future.

Ascolta l'intervista al cardinale Mario Zenari

Eminenza, non c’è pace per la Siria…

Purtroppo non si parlava più della Siria da circa tre anni, era sparita dai radar dei media. Adesso è tornata a far parlare di sé con questi tragici eventi. Sono in contatto con le comunità cristiane, i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose di Aleppo per vedere come si sta evolvendo la situazione. C’è in alcune zone una certa calma, però anche sospetta. C’è molta paura, gli uffici governativi sono spariti, l’esercito pure non si vede, ci sono questi gruppi armati che girano e che hanno promesso di non toccare la popolazione civile. Finora sembra che hanno rispettato questo, ma la gente comunque ha paura, sta rinchiusa nelle case. Un paio di giorni fa, chi ha potuto è partito in fretta e furia con l’auto verso altre località della Siria. Si vedrà cosa succederà nei prossimi giorni, speriamo non il peggio…

Ieri è stato bombardato il Collegio Terra Sancta dei francescani. Nessuna vittima fortunatamente… Lei diceva che la rassicurazione data è stata quella di non toccare i civili, ma la popolazione è a rischio?

Si vedrà nei prossimi giorni. Tutto è ancora molto incerto, regna molta inquietudine, paura, incertezza. I vescovi hanno rassicurato i loro fedeli che rimarranno ad Aleppo e così pure i preti, i religiosi, rimarranno accanto alla popolazione. È un momento molto incerto e difficile.

Teme che la violenza possa espandersi e da Aleppo arrivi ad altre città?

È difficile prevedere. Come è stata una sorpresa non solo per gli aleppini ma anche per tutti i siriani questa presa di Aleppo, qualche giorno fa, da parte dei gruppi armati, non si sa cosa riserverà il futuro per questa zona e per la Siria in generale. Si vive in questa incertezza. D’altra parte tutto il Medio Oriente sta bruciando e le carte geopolitiche si sono scombinate.

Per i giovani tutto questo cosa significa? Sarà una nuova spinta all’emigrazione?

È chiaro. Intanto è aumentato il numero degli sfollati interni: sono arrivati e stanno arrivando anche qui a Damasco e in altre località della costa. Circa 7 milioni, il numero già preoccupante di quelli che finora erano sfollati interni sicuramente aumenterà, così come aumenterà il numero dei rifugiati. Ricordiamo che tra i rifugiati nei Paesi vicini ci sono circa 6 milioni di siriani. Tra quelli fuori e quelli dentro, la Siria mantiene un triste primato dei profughi: circa 13 milioni, più della metà della popolazione. Aumenterà questo numero, è inevitabile.

Ormai la gente non ha più speranza nel futuro del Paese, in particolare i giovani. Non si vede ricostruzione, non si vede avvio economico, non c’è lavoro, quindi l’unico desiderio della gente, dei giovani, è quello di andare via.

Eminenza, ieri è iniziato l’Avvento e la Chiesa universale si prepara a vivere il Giubileo. Come vivranno questo tempo i cristiani siriani?

Purtroppo qui la speranza è morta, sta morendo, in certi casi è già sepolta. Speriamo che questo Giubileo che ha come tema “Pellegrini di Speranza” possa inviare una boccata di ossigeno a questa gente che da 14 anni soffre la guerra, la fame, la mancanza di lavoro. Questa è la situazione… L’unico desiderio della popolazione, come dicevo, è di scappare. Con questi ultimi eventi di Aleppo, questo desiderio di emigrare è aumentato.

C’è un messaggio che vuole dare alla comunità internazionale?

Alla comunità internazionale vorrei dire che è giusto aiutare a risolvere i conflitti, ma prima di tutto c’è la prevenzione. Certi conflitti esplosi nel mondo erano prevedibili, bisognava fare qualcosa prima. In Medio Oriente, in Ucraina… Insisterei quindi sulla prevenzione delle guerre, sul muoversi prima, sennò poi ci muoviamo quando i cocci sono già rotti, sono per terra.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

02 dicembre 2024, 10:30