Teologia in dialogo con in mondo, a Roma il Congresso internazionale
Federico Piana - Città del Vaticano
Può essere definito storico il Congresso Teologico internazionale “Eredità ed immaginazione”, che si svolgerà il 9 e il 10 dicembre prossimi presso l’Aula magna della Pontificia Università Lateranense. Storico perché l’evento, promosso dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione e presentato oggi, 3 dicembre, nella Sala Stampa delle Santa Sede, accoglierà 500 teologi provenienti da tutto il mondo. Storico perché, per la prima volta in modo sistematico, permetterà un dialogo e un confronto tra il pensiero strettamente teologico e quello del sapere più ampio legato, ad esempio, al mondo della cultura, della letteratura, del cinema e della fisica teorica. Storico anche perché seguirà un modello di ascolto sullo stile sinodale, del quale ricalca anche il metodo di organizzazione del confronto, realizzato nella più ampia e libera interazione far tutti i partecipanti.
Diversi obiettivi
Il Congresso, che si aprirà nella mattinata del 9 dicembre con un’udienza di Papa Francesco, ha diversi obiettivi: «Sono — ha riepilogato il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione durante la presentazione ai giornalisti — quelli di mettere i teologi e le teologhe in condizione di essere ascoltati e di ascoltarsi reciprocamente; riconoscere l’importanza della teologia nella vita della Chiesa; ricevere proposte che implementino quanto è richiesto nel proemio della Costituzione apostolica Veritatis gaudium, con le conseguenti ricadute sui piani di studio. Interrogarsi sul “dove”, “come” e “perché” della teologia; riaffermare il fondamentale contributo della teologia nell’intero sistema scientifico e nella ricerca universitaria; contrastare la clandestinità culturale subìta dalla teologia, mettendo in luce il suo specifico apporto nella creazione di nuovi paradigmi di razionalità; riconoscere reciprocamente la rilevanza dei luoghi geografici, accademici, ecclesiali, culturali dove è elaborata e insegnata la teologia».
Linguaggi nuovi
Conversando a margine della conferenza stampa con i media vaticani, il porporato ha spiegato che la «teologia, internamente alla Chiesa, deve riprendere la sua funzione di aiutare nell’approfondimento dell’esperienza cristiana di ognuno. La Chiesa non può vivere con un deficit di teologia: ne ha bisogno anche per la sua azione pastorale, per pensare il suo essere nel mondo. E deve ricercare un linguaggio sempre nuovo, sempre più incisivo per parlare della fede all’uomo contemporaneo». Ascoltare il mondo, per il congresso, vuole dire affidare riflessioni ed esperienze ad esperti provenienti da sette diverse aree geografiche ed ecclesiali che saranno, questa volta, veramente protagoniste: Africa, Asia, America del Nord, America del Sud, Europa, Oceania, Chiese Orientali. E tutto ciò non rappresenta una semplice formalità o una vuota banalità.
Monsignor Pagazzi: "Importante il 'dove' della teologia"
Perché, come puntualizza monsignor Giovanni Cesare Pagazzi, segretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, il “dove” si forma il pensiero teologico non è un fatto secondario, da snobbare. I luoghi sono essenziali: «Il “dove” di un uomo ed una donna sono fondamentali. Gran parte della nostra identità è segnata dal luogo nel quale siamo nati: un conto è nascere in Africa ed un conto è nascere in Italia. È interessante notare che i primi discepoli di Gesù, stando al Vangelo di Giovanni, non chiedono al Signore chi sei ma dove abiti, maestro. Allora, se il dove è decisivo per ogni persona lo è anche per quella forma del pensiero e dell’affetto che riguarda la teologia». Importante, però, è che nessun “dove” prevalga sull’altro. «E il congresso — aggiunge Pagazzi — non sarà il luogo nel quale i “dove” rivendicano sé stessi ma sarà l’occasione dove le persone provenienti da singoli ed identificati “dove” potranno incontrarsi per poi ritornare nelle loro nazioni con una mentalità ancora più cattolica, mondiale».
Lo sguardo femminile
È una giovane teologa con lo sguardo dilatato verso il mondo come Isabella Bruckner, titolare della cattedra pensiero e forme dello spirituale al Pontificio ateneo Sant’Anselmo, che in conferenza stampa non ha esitato a definire l’evento al quale parteciperà una vera esperienza d’apertura: «Perché in teoria abbiamo capito che le condizioni in cui nascono le nostre teologie sono differenti, ma sperimentarlo concretamente è un’altra cosa. E qui si sperimenterà concretamente proprio con incontri personali e diretti».
Di una ventata di aria nuova ha parlato anche il teologo Piero Coda, segretario generale della Commissione teologica internazionale, che in collegamento web ha sostenuto che il congresso «mira a rispondere ad alcuni interrogativi radicali che serpeggiano non solo nell’ambito ecclesiale ma anche nel più vasto mondo culturale: la teologia ha un futuro? La teologia ha un impegno nella vita della Chiesa, nella costruzione di una cultura veramente a servizio della verità, della pace, della fraternità universale?». Rispondere a questi interrogativi è una sfida necessaria ed affascinante.
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