Pax Christi, don Renato Sacco: "La parola pace sia declinata tutti i giorni dell’anno"
Francesca Sabatinelli - Città del Vaticano
L’anno che è appena entrato sia un anno di impegno per tutti, affinché con scelte concrete si mettano a tacere le armi e si percorrano le strade della pace, della nonviolenza, del disarmo, dell’incontro tra popoli. È l’auspicio di don Renato Sacco, consigliere nazionale di Pax Christi, all’indomani della 58ma Giornata Mondiale della Pace, ieri, primo gennaio 2025, dal titolo scelto da Francesco, “Rimetti a noi i nostri debiti: concedi la tua pace”. Un tema sul quale hanno riflettuto i partecipanti alla 57ma marcia della pace, svoltasi il 31 dicembre a Pesaro, organizzata come di consueto da Cei, Pax Christi, Agesci, Caritas Italiana, Movimento dei Focolari, Azione Cattolica., quest’anno anche da Acli Nazionali e associazione Libera. Tutti in cammino
accompagnati dalle parole del Papa che “ci spinge nella direzione della pace”, indica don Renato, “lui che non cessa mai di chiedere che tacciano le armi, e di indicare che la guerra è una tragedia e un suicidio”. Per questo ai partecipanti alla marcia è stato anche distribuito il numero speciale della rivista “Mosaico di pace”, dedicato proprio al messaggio di Francesco.
La pace, impegno di tutto l'anno
Mai come in questo anno giubilare, è necessario che la parola pace sia un impegno da declinare anche gli altri 364 giorni, così come chiesto da Paolo VI nel 1968, istituendo per il primo gennaio di ogni anno la Giornata. Per tutto il 2025 si porterà avanti una riflessione sui tre temi posti dal Papa nel suo messaggio per la Giornata: la riduzione, se non proprio il totale condono, del debito internazionale, il disarmo, l’eliminazione della pena di morte.“Noi, come Pax Christi, siamo più impegnati sul disarmo, ma anche sulla pena di morte, e la motivazione del Giubileo è sempre quella: chi è il padrone della vita? Chi è il Signore della vita? Non siamo noi. Non abbiamo diritto di uccidere, né di condannare nessuno a morte, perché la vita ha un valore assoluto dal concepimento fino al termine dei suoi giorni e la vita non va distrutta con l'investimento in armi”. Sacco quindi ribadisce la “sconfortate sproporzione” dichiarata dal presidente italiano Mattarella, nel suo messaggio di fine anno, a proposito dell’aumento della spesa degli armamenti, arrivata alla “cifra record di 2.442 miliardi di dollari”, il che significa “otto volte di più di quanto stanziato alla recente Cop 29, a Baku, per contrastare il cambiamento climatico, esigenza, questa, vitale per l'umanità”. Inoltre, “a livello globale”, erano state le parole di Mattarella, "aumenta in modo esponenziale la ricchezza di pochissimi, mentre si espande la povertà di tanti". Le parole del presidente rappresentano “un segno di speranza”, aggiunge Sacco, poiché “di solito sono gli attivisti per la pace a dirlo”.
Cambiare strada e creare giustizia
Di qui l’augurio che ne conseguano scelte concrete anche da parte dell’Italia che nel 2025 investirà circa 32 miliardi di euro in armamenti. “L’impegno vero – conclude Sacco – deve essere quello di non farci risucchiare da una mentalità di guerra, come indicato da molti che dicono che dobbiamo prepararci alla guerra che, tra l'altro, potrebbe rilanciare l'economia. Invece, la marcia della pace di due giorni fa, e i giorni che seguiranno, devono segnare il no agli investimenti in armamenti, il no agli F35, ai nuovi carri armati, e il no alla morte per le armi nucleari”. L’impegno di tutti, e in particolare per i cristiani, deve essere quello di seguire l’annuncio del Vangelo, e, come “fecero i Magi al loro ritorno dall’incontro con il Bambino”, di cambiare la strada, per “costruire la pace rimettendo i debiti e creando giustizia”.
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