Il corpo del beato Livatino traslato alla chiesa di santa Chiara a Canicattì
Alessandra Zaffiro – Agrigento
«Picciotti, che cosa vi ho fatto?», chiese ai suoi assassini il giudice mentre tentava di salvarsi, correndo nella campagna sotto il viadotto Gasena della statale dove fu fermato alla guida della Ford, diretto al palazzo di giustizia di Agrigento. Il giudice Livatino aveva rifiutato la scorta perché non voleva che altri perdessero la vita per lui. <<Come un piccolo Davide contro il Golia Cosa Nostra>>, disse il postulatore della causa di beatificazione, monsignor Vincenzo Bertolone, del magistrato solito scrivere sul suo diario “Sub Tutela Dei”.
Ucciso in odium fidei
Come disposto dall’arcivescovo di Agrigento, monsignor Alessandro Damiano, già autorizzata dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, nel pomeriggio di oggi avrà luogo la traslazione dal cimitero di Canicattì alla chiesa di Santa Chiara delle spoglie mortali del Beato Rosario Angelo Livatino, primo magistrato elevato agli onori degli altari il 9 maggio 2021, ucciso a 38 anni in odium fidei dai sicari della Stidda il 21 settembre 1990.
Legalità e giustizia
<<La comunità ecclesiale di Canicattì prima di tutto, insieme a quella diocesana, si è preparata con attenzione costante a questa figura di santità che è legata alla dimensione della legalità e della giustizia. In questo momento le comunità di Canicattì e Agrigento stanno pregando per vivere il momento della traslazione delle insigni reliquie e quindi del corpo, e che vedrà la comunità ecclesiale ma tutta la popolazione, perché è una santità che coinvolge anche gli ambienti lontani dalla Chiesa, gli ambienti laici, proprio per la dimensione legata alla legalità e alla giustizia>>. Le parole di don Giuseppe Pontillo, delegato episcopale della diocesi di Agrigento per la traslazione e la ricognizione del Beato Rosario Angelo Livatino, trasmettono tutta l’emozione della comunità per le fasi della traslazione, tra cui il <<momento di pellegrinaggio dalla chiesa centrale, che è la chiesa di San Diego, dove è stato a suo tempo celebrato il funerale, verso la chiesa di Santa Chiara. Il luogo è significativo e identitario per la comunità di Canicattì perché San Diego è la chiesa centrale, perché lì è stato portato il corpo del magistrato ucciso, da lì parte invece il corpo del Beato, proprio a rappresentare questa trasfigurazione che è avvenuta in lui con l’offerta della sua vita, motivato dal Vangelo nel compiere il suo dovere>>.
La chiesa di santa Chiara
<<È stata scelta la chiesa di santa Chiara piuttosto che la Chiesa Madre, dove era stato battezzato, che si trova in centro storico, e la chiesa di San Domenico, dove lui frequentava la celebrazione dell’Eucaristia e aveva fatto il percorso alla Cresima, perché è una chiesa moderna, si trova alla periferia, non molto lontana dalla casa dove viveva Rosario Livatino – spiega ancora don Pontillo - ha tutte quelle caratteristiche per poter accogliere gruppi di pellegrini in sicurezza, è spaziosa, può accogliere più di mille fedeli. È stata scelta una chiesa di periferia che indica anche il cammino di una Chiesa che esce fuori dagli schemi comuni ordinari, di quella che è la lettura della Fede, può sembrare una scelta che esce fuori dalla tradizione legata alla vita del Beato ma dobbiamo rispondere anche alle esigenze contemporanee legate alla fruibilità, all’accessibilità e ai servizi che è necessario dare ai pellegrini>>.
Il mausoleo con le palme del martirio
Le spoglie del Beato Livatino riposeranno all’interno di una cappella, il sepolcro sarà semplice, in marmo, il mausoleo richiamerà il reliquiario che ha visitato diverse città d’Italia, con due sbalzi che rappresentano il Vangelo e il codice penale <<ciò che ha costutivamente orientato il cammino di fede e formativo del Beato Rosario Angelo Livatino - aggiunge don Pontillo - sul quale poggerà questo mausoleo semplice con le palme del martirio che lo adorneranno, dicendo proprio qual è il motivo della morte, in odio alla fede. Spetterà poi all’ordinario diocesano, dopo la ricognizione canonica, stabilire se e quanto il corpo dovrà o potrà essere esposto alla pubblica venerazione. Ci sarà la possibilità, eventualmente, durante periodi ben definiti dell’anno, di potere esporre o occasionalmente o abitualmente il corpo>>.
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