Campi Flegrei, il vescovo: nella paura siamo vicini a più fragili
Rosa Carillo Ambrosio – Città del Vaticano
È una Chiesa in campo e da campo, in questi giorni difficili, quella di Pozzuoli. Ingloba nel suo perimetro l’intera “zona rossa” colpita dal nuovo, violento bradisismo: i comuni dei Campi Flegrei (Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto) e i quartieri della zona occidentale di Napoli (Bagnoli, Fuorigrotta, Pianura, Soccavo). In realtà dopo gli eventi degli ultimi giorni la Protezione civile ha allargato il perimetro del rischio anche ad altre aree. La diocesi ormai è totalmente coinvolta e in questo perimetro ricade anche l’Istituto penale di Nisida.
L'impegno della Chiesa locale
È una terra questa antichissima. Qui c’era il porto più importante dell’antica Roma dove approdò anche san Paolo nel 61 dopo Cristo. Oggi la paura è tanta nella popolazione. Le scosse continuano a susseguirsi. Mentre scriviamo, gli sfollati sono trecentodue ma potrebbero aumentare. Non è un numero altamente significativo rispetto alle migliaia di persone che vivono in quest’area ma è sicuramente indice di un forte disagio. Anche la chiesa di Sant’Anna nel quartiere Bagnoli ha riportato danni rilevanti in particolar modo al campanile. Il vescovo di Pozzuoli e di Ischia, Carlo Villano, unitamente a tutti i sacerdoti, è in prima linea in questa emergenza che ha la sua parte più nascosta nella paura e nell’angoscia. L’incertezza su ciò che può succedere, il timore che nuove scosse possano compromettere altre abitazioni, l’ansia di dover scappare, le notti trascorse all’aperto o in macchina. L’atmosfera è tesa, pesante. Gli anziani, i malati e i bambini sono quelli più provati.
Nella diocesi si celebrano regolarmente le messe. Il vescovo ha lanciato un’esortazione ai fedeli: «Vi invito, soprattutto in queste ore, come comunità cristiana a superare la paura e a farvi testimoni del fatto che Dio non lascia nessuno da solo. Fatevi vicini ai piccoli, agli ammalati, agli anziani che sono soli, a tutti coloro che sono impauriti, in modo che possano anche loro sperimentare la cura del Padre». La fragilità psicologica sta diventando emergenza nell’emergenza. L’incertezza su ciò che potrà avvenire acuisce questo stato di precarietà psicologica. La Chiesa puteolana è tra la gente. I parroci vanno nelle case soprattutto dove ci sono persone allettate o anziani soli. Dopo la scossa più forte (4.4) di buon mattino don Fabio De Luca si è recato nel carcere minorile di Nisida, di cui è cappellano, per portare conforto ai giovani reclusi e sabato scorso ha regolarmente celebrato la messa.
Aprire alla speranza, al coraggio, alla forza
Don Pino Natale è il parroco della chiesa del Santissimo Salvatore che si trova nell’area dell’ex base Nato di Bagnoli dove ora è stata allestita un’area di attesa: una tensostruttura per accogliere coloro che hanno paura di rientrare nelle proprie abitazioni o che vi si appoggiano solo per qualche ora dopo le scosse. Quest’area, dove fino al 2013 si trovavano le forze militari statunitensi, ora appartiene alla Fondazione Banco Napoli per l’assistenza ed è composta da edifici in gran parte fatiscenti. Si stava lavorando a un progetto di valorizzazione e riutilizzo sociale, per cui anche la chiesa ubicata all’interno si avviava a creare un nuovo percorso. In questi giorni si è riempita di persone in preda al panico. «Insieme ai volontari e alla Protezione civile li stiamo assistendo come possiamo, nel reperire beni di prima necessità, tè caldo, un pasto, ma soprattutto cerchiamo di aprire sentieri di speranza», afferma don Pino: «Alcune persone non vogliono ritornare nelle loro case, c’è incertezza sul futuro. La paura nasce anche dal non avere delle parole certe. Noi come cristiani, come Chiesa, dobbiamo aprire alla speranza, al coraggio, alla forza».
Monsignor Villano passa da una parrocchia all’altra: ha celebrato la messa nella chiesa di Santa Maria di Materdomini a Bagnoli, parrocchia a cui fa capo la chiesa di Sant’Anna, chiusa perché lesionata; si reca sovente nell’ex base Nato; si interfaccia con la Caritas, la Croce rossa e la Protezione civile. Ovunque, dichiara, «trovo agitazione dovuta alla consapevolezza di un fenomeno che è ancora in evoluzione e che certamente non è finito e pare che non finirà in tempi brevi. Il nostro deve essere un lavoro di squadra, bisogna essere uniti e coesi».
La consapevolezza del territorio
L’ufficio “Cura del creato” della diocesi ha chiamato Tiziana Vanorio, docente in geofisica applicata e direttore del laboratorio di Fisica delle rocce e geomateriali alla Stanford University, in California. Vanorio, puteolana di origine, è attesa per giovedì 20 marzo. «L’auspicio è che da questo incontro possa venire fuori per noi una maggiore consapevolezza del territorio che stiamo vivendo, bello ma fragile. È un incontro per favorire una conoscenza maggiore. Dobbiamo convivere con il bradisismo ma deve essere una convivenza accettabile, dobbiamo imparare a vivere entro certi limiti tutelando le nostre bellezze naturali anche dal punto di vista edilizio», conclude Villano.
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