Alla Lateranense un convegno sulla leadership, qualità sociale delle relazioni
Giordano Contu - Città del Vaticano
La leadership oggi è una qualità sociale nelle relazioni di cui sembra non se ne possa fare a meno. Sono centinaia i manuali pubblicati in italiano e migliaia i corsi per apprenderla. Un manager, un politico o un vescovo forse non sarebbero tali senza la capacità di costruire e tenere unito un gruppo, motivandolo a lavorare in un contesto specifico verso un obiettivo condiviso. Un leader però deve perseguire il bello, il bene e il vero. È quanto emerso nel convegno “Che parola è mai questa che comanda con autorità e potenza: la leadership nella Chiesa, nella politica e nella società”. L’incontro, promosso dalla Pontificia Università Lateranense (Pul) e dal Cortile dei Gentili, si è tenuto martedì 25 marzo, a Roma presso l’università vaticana.
Ravasi: “L’autorità è legata al verum, bonum e pulchrum”
“Quando Gesù parla la folla lo ascolta come si fa con uno che ha autorità, non come per gli scribi, si legge nei Vangeli. Certamente è la rappresentazione del potere della parola. Non per nulla il termine autorità nei Vangeli deriva dal greco exousia, contenente il vocabolo ousia che significa sostanza. Quindi la leadership è sostanza, ma d'altra parte è anche il fascino esercitato dalla persona e la sua coerenza”, ha spiegato ai Media Vaticani Sua Eminenza il cardinale Gianfranco Ravasi. Nel suo intervento il porporato ha illustrato tre caratteristiche dell’autorità, la cui mancanza denota una contraffazione dell'autorità, che può sfociare in prepotenza e arroganza. È la costellazione di valori del verum, bonum e pulchrum. La verità è legata alle competenze maturate con lo studio che apporta oggettività di pensiero, capacità di giudizio e di accoglienza delle critiche. Inoltre, è buono il leader che sa distinguere tra bene e male e che lo testimonia con la coerenza personale, ma la sua moralità deve considerare il perdono, non c’è giustizia senza umanità. Infine, l’autorità è connessa al concetto estetico di bello che richiama l’essere buono e utile (“fare una cosa bella”), perché la leadership implica dignità, stile, novità e chi la esercita è capace di farsi minus pur essendo magis, come Gesù che viene per servire, non per essere servito.
Sei “suggestioni” per una leadership
Il convegno si è aperto con i saluti dell’arcivescovo Alfonso Vincenzo Amarante, rettore della Pul. Ha moderato l’evento Flavia Silli, professoressa di Filosofia dell’ateneo vaticano. Dopo le parole del cardinale Ravasi è intervenuto Antonio Funiciello, Head of Identity Management del Gruppo Eni, che ha parlato di Enrico Mattei come modello da seguire per una Corporate Leadership in Italia. Il fondatore della multinazionale energetica, infatti, ispira sei “suggestioni” che un leader dovrebbe tenere a mente: il conflitto derivante dalla competizione è il contesto naturale in cui si muove chi guida un’azienda; la disobbedienza fa parte del gioco; pensare in grande consente di emanciparsi; occorre pensare diversamente rispetto ai competitor; raccontare una bella storia non è soltanto una strategia di comunicazione ma una riaffermazione di valori condivisi; circondarsi dei migliori consente anche di distribuire benefici aziendali, dando dignità e libertà ai cittadini e a un Paese.
Le qualità del leader calato nel contesto
A seguire Gianluca Giansante, professore di comunicazione e socio di Comin & Partners, società di consulenza strategica di comunicazione e public affairs, ha illustrato le quattro caratteristiche del leader (“non ha doti innate, ma si esercita pazientemente nel gruppo”): è percepito come “uno di noi” che vive secondo le regole di uno specifico gruppo; è equo e non si approfitta degli altri; subisce l’effetto del potere (“cala l’attività dei neuroni a specchio”) per cui si affievolisce l’empatia verso gli altri; ha un consigliere capace di tenerlo con i piedi per terra. Infine, Andrea Prencipe, professore di economia ed ex-rettore dell'Università Luiss Guido Carli, ha sottolineato come la leadership sia una pratica che si esercita in un contesto specifico. Non esiste quindi una ricetta unica per essere leader. Per esempio, nell’ambito accademico c’è una stretta relazione fra competenze e leadership (“eminenti studiosi”), da ciò deriva l’attrattività di un’università: la qualità della didattica, della ricerca e il posizionamento nella comunità scientifica. I relatori hanno parlato anche dell'evoluzione della comunicazione e di come influisce oggi sulla percezione della leadership, in un'epoca segnata dalla mancanza di figure autorevoli e dalla superficialità della comunicazione istantanea.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui