In cammino con Dorothy Day nell’anno del Giubileo
Giulia Galeotti – Città del Vaticano
Dopo aver visitato la casa del Catholic Worker al 436 di East Fifteenth Street a Manhattan nel novembre 1934, Jacques Maritain scrive una lettera di ringraziamento. È indirizzata a Dorothy Day (1897-1980), la giornalista, ragazza-madre, attivista, anarchica e pacifista, che l’anno prima – con Peter Maurin – ha fondato il Worker. Il filosofo francese è particolarmente felice e colpito perché nella comunità al civico 436 sente di aver trovato un segno di nuova speranza, “una preparazione per il futuro che desideriamo ardentemente”.
Nel segno della speranza
Coglie nel segno Maritain: effettivamente quella che Papa Francesco ha definito “la più umile delle tre virtù teologali, perché rimane nascosta”, è il motore che, dal lontano 1933 – data di nascita del giornale e del movimento omonimo –, muove e guida la vita del Catholic Worker attraverso picchetti, case dell’ospitalità, file per la zuppa, incontri di discussione e pagine del mensile.
Gli scartati d'America
È la speranza, infatti, a muovere e guidare Dorothy Day mentre si prende cura degli scartati d’America, di quelli che vivono ai margini estremi; di persone vittime delle troppe guerre, che arricchiscono pochi e dilaniano tanti; di donne, uomini e bambini vittime di una povertà che riguarda tanti aspetti dell’esistenza. Un impegno e una vocazione in nome della pace e della non-violenza particolarmente preziosi e indispensabili in questo momento storico.
Pratiche di pace nell’anno del Giubileo
Non a caso, si intitola proprio Dorothy Day: Practices of Peace in the Year of Jubilee il simposio organizzato a New York dalla "Manhattan University" e dal "Dorothy Day Guild" per riflettere sui contributi che le parole e le azioni della serva di Dio possono offrire alla Chiesa e alla società in questo anno giubilare. Il primo appuntamento del simposio sarà il 28 marzo a Manhattan, e precisamente al n. 55 di East Third Street, nella casa dell’ospitalità "Maryhouse", luogo simbolo del Worker, dove Dorothy Day visse gli ultimi anni e dove morì, il 29 novembre 1980. Qui i teologi Kevin Ahern (docente di studi religiosi al Manhattan College e già direttore dei programmi Peace and Justice Studies e Labor Studies) e Casey Mullaney (docente a South Bend, nell’Indiana, e coordinatrice del Dorothy Day Guild), apriranno ufficialmente il simposio parlando dell’eredità e dell’attualità di Dorothy Day.
I lavori proseguiranno il 29 marzo alla Manhattan University nel Bronx. Robert Ellsberg, curatore dei diari e delle lettere della serva di Dio, nonché caporedattore di Orbis Books, aprirà la seconda giornata con la relazione su Dorothy Day e il futuro della teologia. A dialogare con lui, la teologa Magdalena Muñoz Pizzulic.
Beati gli operatori di pace
Seguirà quindi una serie di tavole rotonde, che vedranno confrontarsi ogni volta tre relatori sui seguenti temi, che di fatto coprono i principali aspetti della vita di Day: Blessed Are the Peacemakers, On Pilgrimage, Worker, Prophet. La tavola rotonda finale – Dorothy and Lay Vocation – vedrà la partecipazione di Martha Hennessy, settima nipote di Dorothy Day e la sola della famiglia a essere tornata nella Chiesa cattolica.
Pellegrini a New York
Sempre in occasione dell’anno giubilare, tra marzo e ottobre 2025 il "Dorothy Day Center" del Manhattan College e il "Dorothy Day Guild" hanno organizzato una serie di pellegrinaggi che prevedono percorsi comunitari di ascolto, lode e preghiera in tre quartieri di New York: Brooklyn, Manhattan e Staten Island. Percorsi comunitari che ripercorreranno le tappe fondamentali della vita di Dorothy Day – dalla nascita, al n. 71 di Pineapple Street, alla sepoltura nel Resurrection Cemetery di Staten Island –, setacciando i luoghi che hanno visto momenti cruciali dei lunghi e pieni decenni del Worker nella Grande Mela. Luoghi di manifestazioni e picchetti storici tra piazze, strade, edifici ancora funzionanti, palazzi non più esistenti, case, chiese, locali notturni, prigioni, nonché opere d’arte (vetrate e murales in primis) che ricordano Dorothy Day.
Ricucire la speranza
Si parte da Union Square, celebre piazza delle proteste newyorkesi dove venne distribuito il primo numero del giornale il 1° maggio del 1933, per arrivare, come tappa finale, proprio a "Maryhouse", nel Lower East Side.
Un pellegrinaggio dunque nei luoghi in cui Day e il Worker hanno sfamato gli affamati, ospitato i senzatetto, sostenuto la pace e la nonviolenza, testimoniato i bisogni dei poveri e degli scartati, visitato i carcerati (lei stessa finirà più volte dietro le sbarre, anche per le sue posizioni pacifiste). Un’occasione insomma di cammino per ritrovare spunti per ricucire, almeno un po’, la speranza in questi tempi così complessi.
In preghiera per la pace davanti all’Onu
Una speranza che ha, di fatto, aperto la Quaresima del 2025 quando, il mercoledì delle Ceneri, centinaia di sostenitori si sono riuniti a New York davanti alle Nazioni Unite al termine di una settimana di preghiera, protesta e atti di disobbedienza civile, in contemporanea con il Terzo incontro degli Stati aderenti al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw). L’arcivescovo John Wester di Santa Fe, nel New Mexico, ha distribuito le ceneri e benedetto i partecipanti, 17 dei quali sono stati arrestati poco dopo. Prima di tracciare il segno della croce sulla fronte di ognuno di loro, Wester si è rivolto all’assemblea lì riunita, omaggiando la preziosità della scelta di prestare "le vostre voci, i vostri corpi, la vostra presenza a questa importantissima causa di pace. (…) qualunque sia la vostra organizzazione, vi ringraziamo. Grazie per la vostra testimonianza".
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