Giubileo, da Reggio Calabria-Bova in strada con il cuore leggero
Lorena Leonardi - Vatican News
“Nuove esperienze, nuovi luoghi, nuovi amici. Ma soprattutto ho visto la forza che spinge ogni persona a cercare il bene”. Stefano Morabito ha solo 12 anni, frequenta la parrocchia di Santo Stefano in Aspromonte ed è il più giovane tra i 320 partecipanti al pellegrinaggio giubilare dell’arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova, a Roma nei giorni scorsi. Accompagnati dall’arcivescovo Fortunato Morrone, 24 sacerdoti e 8 diaconi, i pellegrini calabresi hanno visitato le quattro basiliche papali maggiori.
Una esperienza spirituale
Il passaggio dalle porte sante, in particolare quello a San Paolo, “ha trasmesso un senso di vicinanza con Dio” al giovanissimo Stefano, che sente di aver vissuto “con tanta spiritualità” l’esperienza del viaggio in compagnia della mamma Maria Carmela. La quale confida di sentirsi “piena di gioia e di speranza”, di aver dedicato le sue preghiere alle molte persone che glielo avevano chiesto e in modo particolare al suocero che sta poco bene.
C'è sempre un raggio di sole
“Lasciare andare tutto ciò che appesantisce e indurisce il cuore” — le fa eco Donatella Scopelliti, intermediaria assicurativa — consente di diventare “creature nuove”. La donna, che viene da Cataforio, borgo collinare nei pressi del capoluogo, è operatore Caritas in parrocchia. È partita con la madre, il marito e alcuni amici mossa dal “bisogno di intraprendere un cammino di crescita, conversione e riconciliazione”, per “perdonare ed essere perdonata”. Nel pellegrinaggio di fede, il Giubileo ha rappresentato “una preziosa occasione di sosta: un momento in cui” si è “messa in ascolto, ringraziando per i doni ricevuti, chiedendo perdono per le mancanze e debolezze e tracciando la meta futura”. Oggi, in un mondo dilaniato da guerre, odio, violenza, indifferenza ed emarginazione, “ripetersi che 'la speranza non delude mai' infonde coraggio”, aggiunge: “Anche tra tanta bruttezza, c’è sempre un raggio di sole capace di illuminare e riscaldare, aiutandoci a restare umani”.
Uno sguardo "oltre"
Le luci prevalgono sulle ombre anche per Antonino Foti, magistrato partito con tutta la famiglia per sentirsi “parte attiva di un cammino di speranza”; per “mettersi in strada, comprendere che Cristo agisce nelle nostre vite, cammina con noi, ci invita a 'passare' attraverso di Lui per trasformare i nostri cuori e le nostre menti e aprirci a orizzonti nuovi di pace e solidarietà fraterna”, spiega l’uomo che frequenta la cattedrale reggina dedicata a Maria SS.ma Assunta, dove è impegnato come animatore degli adulti di Azione Cattolica. Durante i tre giorni trascorsi nell’Urbe, Antonino ha colto il Giubileo come occasione di “dialogo, comprensione, aiuto, carezza nei momenti di sconforto e sprone per andare avanti” nella consapevolezza che “Gesù non è solo la porta da attraversare, ma la via, verità e vita da scoprire e conservare come direzione e luce nelle diverse esperienze quotidiane e personali”. Nonostante il mondo sia popolato da “croci incomprensibili”, la speranza si configura, spiega, come uno sguardo che va sempre “oltre, attraversa i muri dell’incomprensione, spalanca le porte dell’accoglienza, abbatte le frontiere dell’odio e spezza le catene dell’egoismo e dell’avidità”. In particolare l’uomo ricorda l’omelia dell’arcivescovo Morrone nella basilica Lateranense sul mistero della Trasfigurazione e sul coraggio della missione di Cristo con l’impegno di “cercare sempre il Suo Volto”.
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