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2025.03.20 Una cerimonia in una spiaggia delle isole Sottovento

Giubileo in Polinesia francese, la speranza nella porzione di Chiesa più vasta del mondo

Nella remota terra oceanica, l'arcidiocesi di Papeete retta da monsignor Jean-Pierre Cottanceau ha indicato 12 parrocchie giubilari, 7 delle quali nell'isola di Tahiti. Il missionario padre Sandro Lafranconi: "Abbiamo iniziato a pensare al Giubileo dalla notte del Natale, quando nei nostri presepi era stata inserita una grande ancora che rappresenta la speranza di Gesù che non delude"

Federico Piana - Città del Vaticano

L’arcidiocesi di Papeete è costituita da un territorio così vasto che padre Sandro Lafranconi usa un paragone efficace per farne comprendere la grandezza a chi non ha mai messo piede in questa parte remota del mondo che si trova in Oceania, per l’esattezza nella Polinesia francese: «Occupa uno spazio simile a quello che separa la Tunisia dalla Scandinavia, tanto per fare un esempio. È l’arcidiocesi più vasta di tutta la Chiesa cattolica». Il sacerdote, di origini italiane, appartenente alla Società delle Missioni Africane, si trova da anni nelle isole Sottovento, uno dei cinque arcipelaghi che ricadono sotto la giurisdizione dell’arcidiocesi: le isole Australi, le isole Tuamotu, le isole della Società (delle quali le Sottovento fanno parte insieme alle isole del Vento), le isole Marchesi e le isole Gambier.

Accompagnamento umano e spirituale

Prendersi cura degli oltre centomila fedeli sparpagliati in piccoli agglomerati urbani distanti migliaia di chilometri l’uno dall’altro assume quasi il sapore di un’avventura per lui e gli altri ventitré preti arcidiocesani ai quali vanno aggiunti cinquanta diaconi. Un numero certamente inferiore alle reali necessità, ma che consente lo stesso alla Chiesa locale di essere più vivace che mai. «L’arcivescovo Jean-Pierre Cottanceau mi ha chiesto di assicurare la mia presenza nelle parrocchie della Santa Famiglia a Huahine, di Sant’Andrea a Raiatea, di San Pietro Celestino e San Clemente a Tahaa e inoltre di curare la famiglia parrocchiale di San Celestino a Bora Bora», racconta padre Lafranconi ai media vaticani.

Enormi distanze

In ognuna di queste isole Sottovento al missionario è stata messa a disposizione una residenza dove potersi fermare per qualche giorno per poi ripartire alla volta della tappa successiva. I viaggi sono sempre in aereo e durano al massimo 45 minuti ma coprono distanze enormi; basti pensare che le comunità parrocchiali che gli sono state affidate sono spalmate su un diametro pari a quello di mezza Lombardia. «Quando né io né il diacono che mi è stato affiancato riusciamo ad andare nelle parrocchie allora i catechisti che sono presenti in quelle comunità animano delle liturgie della Parola alle quali, nei giorni festivi, segue la distribuzione dell’Eucarestia», dichiara.

Vicinanza giubilare

In occasione dell’Anno Santo monsignor Cottanceau ha indicato cinque parrocchie giubilari sull’isola di Tahiti e altre sette su tutto il resto del territorio arcidiocesano: tra queste chiese c’è anche quella di Sant’Andrea a Raiatea affidata al missionario italiano. «Noi — spiega Lafranconi — abbiamo iniziato a pensare al Giubileo dalla notte del Natale scorso. Nelle isole Sottovento, infatti, al centro dei nostri presepi era stata inserita una grande àncora in modo che fosse chiaro proprio durante il periodo natalizio che quel Dio che nasce è l’àncora di speranza che ci viene offerta gratuitamente».

Segni condivisi

Gli abitanti di una delle isole Sottovento hanno anche preparato cinque grandi lenzuoli finemente decorati nei quali campeggia la citazione, in francese e in tahitiano, di Romani 5, 5 “La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. Questi grandi teli,  secondo padre Sandro, «sono stati regalati a ognuna delle altre isole in modo che sia sempre presente un segno tangibile del Giubileo. Ma questo è solo l’aspetto formale. C’è poi tutto un lavoro più importante iniziato per far comprendere il senso vero dell’indulgenza: un padre che apre il cuore quando vede che suo figlio sta facendo degli sforzi per redimersi. E non sta troppo a guardare se il figlio è bravo o no o gli ha fatto degli sgarbi. Lo ama e basta capendo la sua debolezza».

Indulgenza di padre

Insistere su questo aspetto giubilare vuol dire anche ricordare che, se Dio non si risparmia in indulgenza, la risposta dell’uomo deve essere quella di mettere in pratica le opere di misericordia corporali e spirituali: «Ed è per questo che, dopo l’apertura del Giubileo, abbiamo pensato di fare una Via Crucis dove a ogni stazione abbiamo abbinato proprio una delle opere di misericordia. Inoltre, tra un po’ di tempo, cercheremo di organizzare alcuni pellegrinaggi in modo tale che coloro i quali non possono recarsi nella cattedrale di Tahiti, sede arcivescovile, almeno potranno farlo nella nostra chiesa di Sant’Andrea».

Esercitare la speranza

L’esercizio della speranza, tema centrale del Giubileo, nella grande arcidiocesi di Papeete si concretizza prima di tutto per un aspetto peculiare: «Qui c’è una grande presenza di persone non cattoliche: dai protestanti alle sette. In tale situazione, parlare di speranza significa credere che, al di là delle divisioni, tutti possano diventare uno. E questo Giubileo è una possibilità per riuscirci». Ma non solo. Questa virtù teologale la Chiesa locale deve metterla in pratica altresì affrontando alcuni dei problemi sociali più imponenti degli ultimi anni: l’uso diffuso delle droghe e dell’alcol, soprattutto tra i giovani, e la disgregazione delle famiglie provocata da violenze e infedeltà coniugale. «Per uscire da queste situazioni umanamente ingestibili — conclude il missionario — rimane solo l’àncora della speranza che poi è Dio, come il Giubileo ci insegna e ci ricorda».
 

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20 marzo 2025, 13:18
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