I giovani, la vita, la poesia: un incontro a Gorizia con il cardinale de Mendonça
Mauro Ungaro - Gorizia
Far riflettere i giovani sui grandi temi della vita prendendo spunto dalla lettura dei testi di uno dei massimi poeti portoghesi del nostro tempo. È stato questo lo spunto che ha dato vita all’incontro svoltosi giovedì scorso presso il Kulturni center Lojze Bratuž di Gorizia e che ha avuto come ospite il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione. La serata si è inserita nella serie di iniziative che l’Arcidiocesi di Gorizia, insieme a quella di Koper, propone nell’anno che vede la città in riva all’Isonzo accompagnare la slovena Nova Gorica nell’esperienza di Capitale europea della cultura. A fare gli onori di casa l’arcivescovo di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, che nel suo intervento ha sottolineato l’importanza di raccontare i valori fondanti dell’Unione Europea ai giovani.
Un dialogo spontaneo
Nelle settimane scorse, gli studenti del Liceo classico “Dante Alighieri” avevano letto le poesie pubblicate in questi anni dal cardinale e ciascuno di loro aveva scelto un testo da analizzare e da cui farsi interrogare. In particolare la loro attenzione si era rivolta al volume Estranei alla terra, opera che racchiude le raccolte Strada bianca e Teoria della frontiera: il senso dell’estraneità dell’essere umano nel mondo contemporaneo, in un intreccio di riflessione teologiche, poetiche e filosofiche, ha davvero coinvolto gli studenti che hanno rivelato di avere sentito quei versi oltremodo vicini alla loro esperienza di vita. Ne è scaturito un dialogo spontaneo ed intenso partito – e non poteva essere diversamente considerata la storia della città di Gorizia e del suo territorio – proprio dal significato che per il cardinale assume il confine.
Abitare la frontiera
Dopo la lettura in italiano e portoghese da parte dei giovani di alcuni dei suoi testi, accompagnati dai musicisti del Centro sloveno di Educazione musicale “Emil Komel”, il cardinale prefetto ha voluto portare idealmente tutti i presenti nella sua terra, il Portogallo, dove il confine si affaccia sulla realtà “sconosciuta” rappresentata dall’Oceano: una presenza che rispecchia un’inquietudine chiamata ad interpretare la frontiera non come un limite ma un punto di partenza. Proprio il sapere andare “oltre” ha permesso ai suoi conterranei, nei secoli, di portare “nuovi mondi al mondo”: una vocazione a cui, oggi, sono chiamate, pur nel mutare dei tempi, anche le città di Gorizia e Nova Gorica. La presenza della frontiera aiuta a riconciliarsi con il concetto stesso di limite, accettando che siamo incompiuti e comprendendo quanto abbiamo bisogno degli altri: abitare la frontiera è abitare la saggezza dei limiti ma anche la cultura dell’incontro. Ed in tale senso il plurilinguismo è un’esperienza di complementarietà.
Vivere tutti un "amore grande"
I ragazzi, poi, hanno voluto capire quali sono state le motivazioni che hanno spinto IL cardinale a “diventare poeta”. Il cardinale ha raccontato loro che il suo essere poeta nasce dalla volontà di rimanere fedele al bisogno degli altri: la poesia non è arte di accumulo - contrariamente a tanti stili che segnano la vita di oggi – ma porta ad andare all’essenziale per lasciarsi risplendere di quel potenziale di luce presente in tutte le cose. In questo modo nascono dei testi che vanno letti come un continuum e che si collocano in un’ottica più grande: ognuno di noi è chiamato a vivere un amore grande, l’amore di Dio. Un amore che deve essere grande ogni giorno ma deve anche portare con sé quella brezza di leggerezza capace di divenire elemento di poesia.
In conclusione dell’incontro sono saliti sul palco, una settantina di studenti del coro Slata-per del Polo liceale goriziano per proporre al numeroso pubblico alcuni brani il cui contenuto si collegava esplicitamente alle tematiche affrontate nel dialogo fra i loro coetanei ed il cardinale.
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