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Bambini palestinesi tra le macerie della Striscia di Gaza Bambini palestinesi tra le macerie della Striscia di Gaza  (AFP or licensors)

Padre Faltas: il numero dei bambini uccisi a Gaza è impressionante

Il vicario della Custodia di Terra Santa parla delle troppe morti di minori nella Striscia: ammazzare degli innocenti, incapaci di fare del male, è una macchia che l’umanità non potrà cancellare dalla sua storia

Roberto Cetera - Città del Vaticano

La ripresa della guerra a Gaza va caratterizzandosi in queste ore per l’alto numero di minori uccisi. Abbiamo interpellato in proposito il vicario della Custodia di Terra Santa padre Ibrahim Faltas, che dall’inizio della guerra è impegnato nel sostegno e ricovero possibile ai bambini di Gaza. 

Padre Ibrahim, in nessun’altra guerra c’è stato un numero percentualmente così alto di bambini uccisi.  Ci può spiegare perché? 

In gran parte penso dipenda dal fatto che le famiglie di Gaza sono numerose, la popolazione di Gaza è molto giovane.  Ma anche se mi è difficile ricostruirne il perché, conosco bene il dolore di genitori che a Gaza hanno perso un figlio e molte volte più di uno. Uccidere bambini innocenti e che non hanno colpe, essendo incapaci di fare del male, è una macchia che l’umanità non potrà cancellare dalla sua storia. Impressionano i numeri dei piccoli uccisi a Gaza e arreca un dolore enorme pensare ai segni che moltissimi di loro, pur essendo rimasti in vita, porteranno sul corpo, nel cuore e nella mente, per tutta la loro esistenza. Sui vostri media si parla meno dell’aumento degli scontri in Cisgiordania dove sono aumentati i morti, i feriti, gli arrestati. Fra vittime e feriti molti sono bambini anche in questa parte della Palestina. 

I dati presentati dal ministero della sanità palestinese sono impressionanti: 15.613 minori uccisi e 33.900 feriti dall’inizio della guerra.  Solo i neonati uccisi sono 876, e i bambini sotto i 5 anni sono 4.110.  Non ci sono invece dati sul numero di bambini e minori orfani. Lei ha qualche informazione al proposito? Quanti si presume siano gli orfani? E dí loro chi si sta occupando ora?

Le stime parlano di circa 20.000 bambini rimasti orfani. I numeri sono alti e purtroppo potrebbero salire perché non si sa quanti sono i corpi sepolti dalle macerie. Mi dicono che spesso i bambini più grandi si occupano di fratellini più piccoli assumendo la responsabilità di un adulto. Il dramma di questa guerra in particolare è l’impossibilità di poter aiutare perché, oltre a non poter fare arrivare aiuti umanitari, solo pochi volontari sono entrati a Gaza, e da poco tempo. È molto triste essere inermi e impotenti a pochi chilometri di distanza.

La scorsa primavera lei ha organizzato con il governo italiano il ricovero in ospedali italiani di oltre 200 bambini feriti o malati provenienti da Gaza, che é riuscito a far uscire dall’Egitto. Pensa che si possano ripetere operazioni simili?

Da fine gennaio 2024 a oggi molti ospedali italiani hanno accolto più di 200 bambini. Anche nelle ultime settimane, grazie alla tregua, sono arrivati in Italia altri bambini di Gaza attraverso l’Egitto. A novembre 2023, dopo un’udienza mattutina con il Santo Padre, andai a incontrare gli amici del Bambino Gesù e dalla loro disponibilità di padri e madri prima che medici e amministratori, nacque la possibilità di aiutare i piccoli di Gaza. Il governo italiano ha attivato ogni possibile canale diplomatico per raggiungere l’obiettivo. Non mi stancherò mai di ringraziare la generosità del popolo italiano. So che altri Paesi europei hanno accolto bambini ammalati di Gaza e spero che altri lo facciano: la lista di bambini bisognosi di cure è molto lunga ma non è facile farli uscire. La tregua e, magari, la fine della guerra possono salvare vite di bambini già cosi segnati e colpiti.

Lei ha seguito personalmente molti di questi bambini.  Ce ne sono alcuni che le sono rimasti particolarmente impressi e che vuole ricordare? Alcune storie particolarmente sensibili? 

Insieme al ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ho accolto la maggior parte dei bambini arrivati in Italia. Abbiamo avuto occasione di parlare dei bambini mentre li aspettavamo negli aeroporti ma, dopo averli accolti e dopo aver sentito le loro storie dolorose dai loro genitori e accompagnatori, non avevamo più parole per commentare quello che avevamo visto e sentito. Ho avuto occasione poi di tornare a visitarli negli ospedali italiani e di seguire i loro progressi. Ho incontrato un bambino arrivato con ferite gravissime alle gambe, l’ho visto ricominciare a camminare dopo un intervento complesso. Una bambina malata oncologica sta molto meglio ora, ma quando è arrivata, i medici mi avevano detto della sua gravità. I bambini di Gaza hanno ricevuto in Italia cure e amore: alcuni di loro riescono già a parlare in italiano, e quando mi chiamano al telefono   sento finalmente la loro serenità, grazie a Dio!

Negli anni passati lei ha promosso un’iniziativa molto importante di adozioni in Italia di bambini palestinesi orfani o abbandonati.  Soprattutto nella zona di San Marino, ma anche in Umbria. Alcuni di loro oggi sono giovani uomini e donne.  Ne ricorda qualcuno? Pensa che si possa lanciare una analoga grande operazione per i bambini di Gaza? Ha già avviato contatti in tal senso in Italia?

Di recente abbiamo ricordato a San Marino i primi venticinque anni del “Progetto Sorriso”, un progetto voluto fortemente da monsignor Pietro Sambi, allora  delegato apostolico a Gerusalemme alla cui memoria sono legato da sentimenti di affetto filiale. I primi anni Duemila sono stati anni di gravi conflitti e tensioni in Terra Santa e con lui  riuscimmo a creare un ponte di solidarietà concreta: molti bambini di Betlemme furono adottati da genitori sammarinesi. Li ho incontrati spesso in questi anni e li ho visti sereni e amati. Dopo non è stato più possibile a San Marino.  Anche in Italia non sono facili le adozioni internazionali. Ci sarebbe tanto bisogno di accogliere bambini orfani in famiglie che possano dare loro amore e un futuro. Vorrei poter aiutare e fare incontrare bambini senza genitori e padri e madri disponibili per formare delle belle famiglie nel rispetto delle leggi e della tutela dei minori ma finora non c’è stata questa possibilità. Speriamo e preghiamo!

Su questo tema dei bambini lei ha incontrato in più occasioni Papa Francesco. Cosa le ha suggerito il pontefice al proposito? 

Ho incontrato il Santo Padre lo scorso 3 febbraio, dieci giorni prima del suo ricovero al Policlinico Gemelli. Papa Francesco aveva riunito molte personalità e istituzioni di tutto il mondo in un summit sui bambini dal titolo molto significativo: “Amiamoli e proteggiamoli”. Dopo il summit, il Santo Padre ha incontrato i bambini accolti in Italia e provenienti da zone di guerra. I bambini di Gaza mi hanno detto che hanno incontrato un nonno affettuoso che li guardava con gli occhi buoni. Nei dodici anni del suo pontificato ho incontrato molte volte Papa Francesco e negli ultimi tempi ho avuto frequenti occasioni di parlargli. Ogni volta mi ha chiesto sulla situazione in Terra Santa, della vita delle persone e in modo particolare dei più piccoli. Il Santo Padre tiene molto alle future generazioni, il suo interesse alla crescita e allo sviluppo dei bambini lo trasmette con la visione del padre protettivo, vigile e giusto. Papa Francesco mi ha sempre incoraggiato nei progetti a favore dei bambini, in particolare in quelli che riguardano l’educazione alla pace. 

Dalla ripresa della guerra, martedì scorso, il numero di bambini uccisi è enorme.  Solo nella prima notte 130. Che notizie le vengono da Gaza?

Purtroppo il numero è già aumentato e se non si fermeranno le armi, è un numero destinato a salire ancora. Mi arrivano notizie da Gaza poco rassicuranti. La ripresa della guerra è stata molto violenta e improvvisa. Questo è un periodo di tempo importante in Terra Santa: per i musulmani è il mese del Ramadan, per i cristiani è il tempo forte della Quaresima. Sono periodi in cui le persone reciprocamente rispettano riti, liturgie e tradizioni. Le notizie di morte e di distruzione in questi giorni sembrano essere ancora più strazianti e le morti di innocenti sono sempre profondamente dolorose. 

C’è un sentimento di grande compassione per la sorte di questi bambini. Cosa possiamo fare qui in Europa per sostenere il prezioso lavoro che lei, e altri come lei in Palestina, svolgono? 

Il mondo prova compassione e tenerezza per i bambini, sente la responsabilità di garantire i loro diritti, il loro futuro, i loro bisogni vitali.  Colpisce molto che non sia un sentimento condiviso da chi invece provoca la morte e la sofferenza dei bambini. Sono Vicario della Custodia di Terra Santa che da più di 800 anni custodisce i Luoghi Santi e le pietre vive che li abitano. La Custodia offre lavoro, istruzione, abitazioni, sostegno a tante necessità. In questi anni abbiamo affrontato difficoltà maggiori a causa della guerra, delle continue tensioni, della pandemia. Le nostre opere sono sostenute dalla Provvidenza e dai benefattori che ci aiutano ad essere al servizio dei bambini e della Terra Santa. Spero che la colletta del Venerdì Santo per la Terra Santa quest’anno sia ancora più generosa che in passato. Confidiamo principalmente nella preghiera di tutti perché arrivi presto il dono prezioso della pace ai bambini di tutto il mondo.  Il Santo Bambino di Betlemme protegga i bambini, li sorregga e custodisca i loro sorrisi! 

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26 marzo 2025, 14:37
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