L’Osservatorio di Pompei e il divino che si fa scienza
Antonio Tarallo - Città del Vaticano
«Da un lustro in qua in questa valle memoranda, sotto l’alito fecondatore della religione e lo sguardo ricreatore della Vergine celeste, la civiltà dei tempi nostri si è esplicata in tre grandi manifestazioni: nell’arte, nel culto, nella beneficenza. Restava l’ultimo esplicamento della civiltà europea, la scienza, questo irraggiamento della divinità nello spirito dell’uomo». Parole del beato Bartolo Longo, che sarà canonizzato nel 2025, contenute nel bollettino del santuario «Il Rosario e la Nuova Pompei» del 1890. Non solo preghiera, dunque, non solo carità, ma anche scienza: connubio alquanto particolare eppure possibile.
Sorto da un atto di fede
Siamo nella valle di Pompei, una conca di venti che si sposa perfettamente con la brezza che giunge dal mare: qui, il 15 maggio 1890, nasceva l’Osservatorio meteorico-geodinamico-vulcanologico grazie alla visionaria idea di Longo, che legherà per sempre la sua vita a quella del santuario della Vergine del Rosario di Pompei. Ed è proprio a seguito di un atto di fede nei confronti della Vergine che nasce questo osservatorio. Grazie a un interessantissimo studio — condotto da don Salvatore Sorrentino, già direttore dell’archivio “Bartolo Longo” e studioso della figura del beato, e dalla dottoressa Carlotta Amitrano, archivista e bibliotecaria, e pubblicato nel bollettino dello stesso santuario di Pompei nel dicembre 2024 — è possibile inoltrarsi in una storia che intreccia la biografia del futuro santo con il primo direttore della moderna Specola Vaticana, padre Francesco Denza.
Il legame tra Longo e Denza
Un libricino custodito nell’archivio storico del santuario narra la genesi dell’osservatorio. Longo scrive: «Nel marzo del 1886 l’illustre uomo (padre Denza, ndr) fu improvvisamente preso da paralisi che gli tolse metà della persona. Nella trepidazione universale per la vita del grande astronomo e naturalista italiano, egli solo non perdé la fiducia nella potenza de’ prodigi della Vergine di Pompei, e fu sollecito di rivolgersi a questa Sovrana dispensatrice di grazie, affinché gli avesse ridonata la primiera sanità; ed egli, promise, sarebbe venuto a celebrar la messa di ringraziamento in questo Santuario. E il famoso astronomo, ch’è anche un santo uomo, ottenne da Maria quanto aveva chiesto. Io vidi la prima volta il grande scienziato qui in questo Santuario nel luglio del 1888». Denza doveva la vita alla Vergine. Doveva, in qualche modo, onorare il voto fatto. Ed è allora che Bartolo Longo non perde occasione per coinvolgerlo nella sua impresa: un osservatorio scientifico. Il padre della Specola Vaticana risponde con il suo “eccomi” alla Vergine, accettando la proposta.
L'osservatorio scientifico
La sede iniziale fu il palazzo dell’orfanotrofio femminile nato con l’Opera del santuario del Rosario. Grande inaugurazione, grandissimi i nomi della scienza coinvolti. Si pensa anche a un bollettino che possa spiegare l’attività scientifica condotta nel nuovo istituto: il controllo meteorologico, il monitoraggio dell’attività vulcanica del Vesuvio e quello strumentale del dinamismo sismico. Queste le aree di indagine. Padre Denza morirà nel 1894 e l’osservatorio cesserà la sua attività per un po’ di tempo fino a quando monsignor Augusto Silj, della delegazione pontificia, nel 1907 provvederà a ripristinare l’istituto scientifico dandogli una nuova sede (l’allora ospizio educativo) e una nuova strumentazione. Stavolta fu padre Guido Alfani, dei padri scolopi, a essere il protagonista di questa transizione.
Una meraviglia che resiste nel tempo
Dalla documentazione relativa all’inaugurazione della sezione geodinamica, risultano in dotazione i seguenti strumenti: sismoscopio a pendolo rovescio e caduta di massa con contatto elettrico indipendente Cecchi; sismoscopio a pendolo rovescio e caduta di massa con contatto elettrico interno Cecchi; sismoscopio a pendolo rovescio senza caduta di massa; sismoscopio a spirale semplice con contatto elettrico; sismoscopio a doppia spirale con contatto elettrico; sismoscopio a verghetta con contatto elettrico Galli. La lista continuerebbe così come continuò l’attività dell’Osservatorio, ininterrottamente fino al 1933, anno in cui, per lavori di ristrutturazione e ampliamento della struttura, gli strumenti furono temporaneamente traghettati in altra sede. Solo nel 1937 riprese la sua attività: la direzione venne affidata al professor Vito Ceneroni, direttore dell’ospizio e delle officine che prendono il nome del beato, il quale aveva maturato una lunga esperienza come assistente presso l’Osservatorio meteorologico di Benevento. Durante la seconda guerra mondiale, l’istituto cadde in disuso. Di tutta questa storia rimangono solo alcuni documenti, corrispondenze e qualche ingiallita fotografia. Viva e a brillanti colori, invece, rimane l’anima con cui è sorta questa meraviglia scientifica.
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