San Giuseppe, luce di speranza anche per imprenditori in crisi
Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano
Tavole di legno e chiodi, quasi una anticipazione del Mistero della Croce, tra arnesi sparsi negli spazi polverosi di una bottega. È probabilmente questa l’immagine che Gesù, da bambino, ha osservato molte volte avendo davanti ai propri occhi suo padre Giuseppe mentre lavorava. A Maria e al suo sposo, un umile carpentiere, Dio ha affidato suo Figlio. In Giuseppe si manifesta lo stile di un artigiano che si preoccupa, con onestà e bontà d’animo, del sostentamento dei propri cari. In quella bottega si scorge non solo l’immagine della Sacra Famiglia, ma anche la rappresentazione della buona economia che esalta la dignità del lavoro in tutti i suoi aspetti più nobili.
Il buon imprenditore condivide gioie e fatiche
La solennità di San Giuseppe, il 19 marzo, è dunque un'esortazione a comprendere anche l’ampio orizzonte della missione, non solo economica, di imprenditori e artigiani. Si tratta, in realtà, di una autentica vocazione se viene vissuta seguendo l'esempio dello sposo di Maria. “L’imprenditore - ha detto Papa Francesco incontrando il mondo del lavoro nello stabilimento Ilva durante la visita pastorale nel 2017 a Genova - è una figura fondamentale di ogni buona economia: non c’è buona economia senza buon imprenditore”. "Il vero imprenditore - aveva aggiunto il Pontefice in quella occasione - condivide le fatiche dei lavoratori e condivide le gioie del lavoro". C'è il desiderio "di risolvere insieme problemi, di creare qualcosa insieme”.
Etica e imprenditoria
Creare qualcosa insieme, assicurando il supporto a chi ha perso il lavoro, è l'obiettivo dell’Associazione San Giuseppe Imprenditore, che si ispira ai dettami del Vangelo e ai principi della dottrina sociale della Chiesa Cattolica per costruire una rete di imprenditori, guidata da principi etici, e per promuovere un'economia sostenibile. Tra le iniziative promosse c’è la “Compagnia della Buona Impresa” che sostiene le aziende in difficoltà. L’Associazione garantisce poi una preziosa assistenza con il Telefono Arancione (02-37904770), che offre un supporto anonimo e gratuito. Si tratta di un servizio gestito da ex-datori di lavoro e professionisti che forniscono ascolto e soluzioni per prevenire situazioni familiari gravi o scelte tragiche. Nel giorno della solennità di San Giuseppe, il 19 marzo, l’Associazione invita, in particolare imprenditori e artigiani, a partecipare ad una celebrazione: la Messa che viene presieduta alle 17.30 dal vescovo di Asti, monsignor Marco Prastaro, presso il Santuario di San Giuseppe affidato alla cura degli Oblati di San Giuseppe.
Padre Testa: San Giuseppe, un modello per chi ha la partita Iva
San Giuseppe “ha avvicinato il lavoro umano al mistero della Redenzione perché ha trasmesso le sue competenze a Gesù, il figlio di Dio”. È quanto sottolinea padre Luigi Testa, Oblato di San Giuseppe, ricordando che questo umile carpentiere “cerca il lavoro per la sua famiglia”. È dunque “un modello soprattutto per coloro che hanno la partita Iva”. Lo sposo di Maria è “un creativo” che deve costruire ma anche “pensare al sostentamento della sua famiglia”.
Padre Luigi Testa invita a rileggere le riflessioni di Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, nella lettera enciclica Laudato si' e nei discorsi rivolti, durante il Pontificato, al mondo dell’imprenditoria: “si mette in luce la figura dell’imprenditore”. Viene visto come una “persona che vive una vocazione”. San Giuseppe “può diventare un modello degli imprenditori” perché si può guardare al “suo stile di lavorare nell’onestà, nella dedizione alla famiglia, nella preoccupazione del futuro”. In San Giuseppe si nota poi “un distacco interiore necessario per fare in modo che non si viva in funzione del possesso delle cose, ma si possa vivere la gratuità, il dono”.
Il buon imprenditore crea dignità
Un’altra impronta del carpentiere Giuseppe è quella della tenerezza. San Giuseppe, aggiunge padre Luigi Testa, è disposto ad accogliere, a prendersi cura. È padre della tenerezza e Papa Francesco mette in luce questo aspetto nella lettera apostolica Patris corde. Quando il Pontefice parla di Giuseppe come padre lavoratore pone anche una domanda importante: come potremo parlare della dignità umana senza impegnarci affinché tutti abbiano la possibilità di un degno sostentamento? L’imprenditore è “una figura importante perché creando posti di lavoro, agendo onestamente e per il bene delle persone nel rispetto dell’ecologia, crea dignità”. E dando dignità alle persone, “si realizza anche un riscatto sociale”: diventa possibile “costruire quella civiltà dell’amore di cui parlava anche Papa Paolo VI”.
Le finalità dell'Associazione San Giuseppe Imprenditore
Padre Luigi Testa si sofferma poi sull’Associazione San Giuseppe Imprenditore. Le finalità di questa realtà sono quelle “di avvicinare gli imprenditori onesti alla dottrina sociale della Chiesa attraverso la figura di San Giuseppe”. Volgendo lo sguardo a San Giuseppe, “abbiamo anche noi la possibilità di diventare uomini e donne capaci di una attenzione verso gli altri”. L’Associazione San Giuseppe Imprenditore, che si colloca in questo solco, nasce dalla esperienza di Lorenzo Orsenigo che, nella sua realtà di imprenditore, “ha vissuto anche l’esperienza del ‘deserto’: ha sperimentato una grande difficoltà ma ha trovato in San Giuseppe un riferimento”. Si è imbattuto, in particolare, in questa espressione del Vangelo: non è Costui il figlio del carpentiere? Da questa domanda è nata l’dea di dare vita ad una Associazione in grado di “essere attenti agli imprenditori, soprattutto quelli in difficoltà, e vedere come sostenerli e incoraggiarli”.
La testimonianza di Lorenzo Orsenigo
Non è Costui il figlio del carpentiere? Questa domanda può scuotere l'anima, anche e nei momenti più dolorosi. Lorenzo Orsenigo è un ex imprenditore. Ha 83 anni ed è il presidente dell’Associazione San Giuseppe Imprenditore, nata da una sua idea, come ricordato anche da padre Luigi Testa. Una intuizione, scaturita in un frangente segnato da grandi difficoltà, ha fatto nascere una nuova "impresa". Tra questi tormenti esistenziali, la lettura di una pagina del Vangelo ha dato una nuova prospettiva: un istante, che stava per diventare irrimediabilmente drammatico, è diventato un punto di partenza, un punto di svolta.
La vita dell’ex imprenditore Lorenzo Orsenigo è legata alla Brianza. "Sono l'imprenditore di quarta generazione: anche i miei bisnonni avevano intrapreso questa strada". ""Sono figlio di un commendatore", esordisce ripercorrendo la sua storia. Il padre gli affida l’azienda “Orsogril” che opera nel settore metalmeccanico. Nel corso degli anni, sotto la sua guida, arriva ad avere anche 180 dipendenti. “I primi tre decenni sono stati molto positivi”. Poi, agli albori del terzo millennio, è arrivata la crisi. La sua famiglia vive comunque con fiducia quelle prime difficoltà. “Non ho licenziato nessuno. Eravamo felici, avevamo la vila, la barca a vela, si aspettava che la crisi finisse”. Ma sono arrivati momenti ancora più duri: “la crisi - spiega Lorenzo Orsenigo - è durata più delle mie risorse”.
Pensieri "bruttissimi"
Nel periodo della burrasca economica cresce per l'azienda dell'imprenditore Lorenzo Orsenigo l’indebitamento in banca. Dopo la richiesta, da parte dei figli, di chiudere l’impresa ormai vicina alla bancarotta si apre il capitolo del concordato, una procedura del diritto fallimentare. “Finì tutto. La vergogna, vissuta in una cittadina come Cantù di 40 mila abitanti, mi turbò molto”. Dopo la chiusura dell’azienda, nella testa di Lorenzo arrivano pensieri bruttissimi: “volevo buttarmi giù dal balcone”. Così ricorda quei drammatici frangenti: “Quando ripercorro quei momenti mi sembra di parlare di un’altra persona: uscivo sul balcone - aggiunge tra pause e sospiri - e avevo davanti il magnifico panorama del Monte Rosa”...
Pagine di vita davanti al baratro
Quegli istanti che stavano per diventare tragici vengono riempiti di senso da pagine di vita. “Presi il Vangelo. Non avevo voglia di leggerlo ma lo sfogliai. Trovai prima una frase. Non è costui il figlio del carpentiere? (Matteo 13,55). E poi un’altra: Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria? (Marco 6,3). Il Vangelo, in queste parole, si riferisce a Gesù e Giuseppe. Ed emerge la figura del carpentiere, "un mondo vicino a noi imprenditori”. Da quel momento, la vita di Lorenzo Orsenigo trova una nuova luce e nasce l’idea di creare l’Associazione San Giuseppe Imprenditore per aiutare gli imprenditori, in particolare quelli in difficoltà.
L’agonia di aziende e imprenditori
“Oggi in Italia un terzo delle piccole e medie imprese (Pmi) - ricorda Lorenzo Orsenigo - è in rosso”. Ci sono attualmente due milioni di case all’asta; metà di queste sono legate al mondo delle Pmi”. “Gli imprenditori sono uomini, donne, capifamiglia. Nei momenti di crisi subentra la vergogna. Si tira avanti”. L’attività del Telefono Arancione, un servizio di supporto per imprenditori in difficoltà, intende offrire “parole giuste” che scaturiscono anche da esperienze già vissute. “Il lato umano - sottolinea Lorenzo Orsenigo - è importante; la Partita Iva che crolla porta a chiudersi in sé stessi”. Ci sono purtroppo epiloghi drammatici come quando una moglie parla del “corpo del marito che penzola da un carroponte”, ovvero da una Gru all’interno di un capannone. Tragedie che, spesso, si consumano nel silenzio e nella solitudine.
Sulle orme di San Giuseppe
Oltre al telefono Arancione, l’Associazione San Giuseppe Imprenditore ha costruito una rete di avvocati, commercialisti: “sono buoni samaritani”, osserva Lorenzo Orsenigo, che cercano di aiutare gli imprenditori in difficoltà. “Bisogna ricordare - conclude l’ex imprenditore - che la speranza cristiana è più grande di ogni fallimento”. San Giuseppe è un modello per gli imprenditori: “quando aveva un problema, prendeva un bastone e si metteva in cammino”. Un percorso in cui procedere con intraprendenza e pazienza.
Sguardi rivolti alla bottega di Nazaret
Tra le parole dell'ex imprenditore Lorenzo Orsenigo, illuminate da una speranza più grande anche delle più profonde crisi e ferite dell'anima, sembra quasi di vedere la bottega di Nazaret. Lì, tra tavole di legno e chiodi, lo sguardo di un carpentiere si incrocia con quello del Figlio, un bambino impegnato ad imparare dal padre il mestiere del falegname. Sull'uscio sembra anche quasi di poter scorgere una donna, una madre. È Maria che, con tenerezza, osserva lo sposo e il Figlio. Verso quella bottega tutti gli uomini, anche gli imprenditori, devono rivolgere il loro sguardo. Giuseppe è pronto a guidarli e a indicare loro la strada con il suo bastone.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui