Suor Daniela: scrivo e dipingo nonostante la malattia. Non sprechiamo grazia
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Era il 2000, l’anno del Giubileo straordinario indetto da San Giovanni Paolo II, la cristianità stava entrando nel nuovo millennio aggrappata alla forza della sua fragilità. Daniela Solustri, mentre milioni di pellegrini si riversano in Vaticano per attraversare la Porta Santa, risale la corrente e lascia Roma per varcare la soglia del Monastero della Santissima Concezione a Sutri, in provincia di Viterbo. A 29 anni lei risponde “sì” alla chiamata del Signore entrando nel Carmelo.
Resistenza
Per arrivare fin qui bisogna però tornare indietro di qualche anno. Daniela si laurea in Lettere, è fidanzata e decide di sposarsi ma, ad un certo punto, questa storia lineare e comune a tante giovani si interrompe in modo brusco. “All'inizio l'ho vissuto come un dramma poi ho capito che in realtà il Signore mi voleva comunicare qualcosa di fondamentale”. Daniela si fa aiutare da un direttore spirituale, si mette in ascolto ma fa resistenza, quando poi comincia a capire che il suo futuro sarà radicale si affida a Dio. “Non siamo noi a scegliere – racconta ai media vaticani - ma siamo scelti. Dio a un certo punto rivela qual è il percorso personale per riuscire ad amare di più, a dare il meglio di sé, la vocazione, qualsiasi vocazione, diventa strategia di Dio per riuscire a conoscerlo, ad amarlo e a portarlo agli altri”.
Il tempo che corre e che rallenta
Suor Daniela scopre la sua strada, nel 2019 si sposta nel Carmelo di Cerreto di Sorano, in provincia di Grosseto. Ha già scoperto di soffrire di sclerosi multipla. “Nel mio percorso di vita monastica – racconta - già sono stata incoraggiata ad apprezzare le piccole cose, nella malattia questo aspetto sicuramente si è intensificato. Ho imparato a misurare il tempo in un altro modo perché chiaramente il mio si consuma da una parte più velocemente a causa della malattia, dall'altra più lentamente perché comunque fatico a muovermi, a sbrigare alcune cose quotidiane che prima svolgevo con disinvoltura e adesso mi richiedono molto più tempo. Quindi questo mi ha insegnato anche ad avere una maggiore pazienza e a riorganizzare sempre la mia giornata perché sia un tempo di qualità, un tempo in cui io riesco a non sprecare nulla”.
C’è una vita da vivere
Questo tempo da rispettare e da mordere diventa un tempo pieno nel quale suor Daniela si dedica all’arte realizzando icone e ceri pasquali, all’attività giornalistica e all’impegno nell’ufficio delle comunicazioni sociali della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello. Ha scritto anche un libro dal titolo “Adesso basta”, pubblicato da Effigi Editore. “Questo piccolo libro che non ha grandi pretese – afferma - può essere un'offerta di una nuova chiave di lettura della propria esistenza nel senso che la nostra vita può essere vista come una serie di problemi da risolvere oppure una serie di opportunità da vivere per scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa che continua a dare vita nonostante apparentemente sembri toglierla. Perché, come spesso dico, anche in una situazione di mortificazione come quella che sto vivendo io sento ancora la vita prepotente in me, in senso positivo. Quindi magari attraverso queste parole io posso incoraggiare qualcuno a vivere in questo modo, a rimettersi in gioco continuamente perché c'è sempre qualcosa di bello da esperire. Perché non approfittarne? Perché lasciarsi andare?”. Non a caso il titolo del libro Adesso basta! non è solo un richiamo, come quello che le mamme fanno ai bambini, per fermare qualcosa che non si deve fare ma per suor Daniela è “un incoraggiamento a non piangersi addosso, un riuscire a dirsi: basta sprecare tempo e sprecare grazia, c'è una vita da vivere”.
La grazia della conversione
La testimonianza di suor Daniela è acqua viva per questi giorni di preparazione al Giubileo degli ammalati, un mondo – quello della malattia – al quale si guarda spesso con superficialità e distacco. “La mia speranza per questo Giubileo – afferma – è la mia conversione e la capacità di saper perdonare. Non impariamo mai abbastanza questa capacità, dobbiamo sempre crescere in questo. Nel momento in cui decidiamo di farlo arrivano tentazioni, momenti di scoraggiamento, personalmente confido nella grazia che questo Anno Santo porta con sé e quindi cerco di essere sempre più attenta anche ai minimi moti del cuore per riuscire a conoscere quegli angoli nascosti o anche quelle fragilità che non riesco ad accettare e consegnarle al Signore perché Lui possa lavorarci”. La strada più sicura che possa esistere.
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