2. Andare altrove
L’itinerario quaresimale che stiamo percorrendo ha lo scopo di verificare se e quanto la nostra vita è ancoràta in Cristo, a partire dal dono battesimale ricevuto nella Chiesa come possibilità di un’esistenza rinnovata. Nel primo incontro abbiamo contemplato la scena del Battesimo, in cui risplende un tratto della nostra umanità difficile da incarnare: la disponibilità a ricevere, anziché conquistare ciò che ci serve per vivere. In questo secondo incontro la nostra attenzione si vuole spostare su alcuni episodi della vita pubblica di Gesù in cui si manifesta un’altra attitudine non sempre apprezzata dalla nostra sensibilità molto incline alla sedentarietà, anche spirituale. Si tratta della capacità di andare oltre i traguardi e i successi ottenuti, in vista di una profonda libertà sia nei confronti di noi stessi, sia nei confronti delle persone verso cui ci poniamo in spirito di servizio. Questa qualità emerge in modo chiaro nel ministero pubblico di Gesù, persino nelle parole con cui egli stesso svela la coscienza della sua missione di salvezza per il mondo.
Dopo il suo primo giorno di successo a Cafarnao, Gesù sceglie di non fermarsi, ma di ripartire. Non si lascia attrarre dall’acclamazione della folla né dalle aspettative dei discepoli, trovando nella preghiera la forza di restare fedele alla sua missione: «Ed egli disse loro: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!”» (Marco 1,38). Dopo aver curato l’umanità ferita, Gesù rifiuta l’illusione di una compassione che diventa bisogno di approvazione. La sua preghiera lo libera dalla tentazione dell’onnipotenza e dalla necessità di essere sempre disponibile, smascherando il rischio di confondere il servizio autentico con la ricerca di riconoscimento personale.
A partire da questo singolare atteggiamento, che emerge con sfumature diverse in tanti momenti della sua vita, vogliamo passare in rassegna alcuni episodi nei quali la profonda libertà di Cristo e il suo modo di portare salvezza al mondo ci costringono a riflettere e a verificare la qualità evangelica dei nostri gesti.