1. Imparare a ricevere
All’inizio di questo anno giubilare, siamo stati invitati a guardare Cristo come l’àncora sicura e salda in cui la nostra speranza non si confonde, ma «ci esorta a camminare senza perdere di vista la grandezza della meta alla quale siamo chiamati, il Cielo» (Spes non confundit, 25). È un’immagine piena di speranza quella che il santo Padre ha consegnato alla Chiesa, ricordandoci che mediante il battesimo siamo ancoràti in Cristo che ha introdotto la nostra umanità nel santuario del cielo, di fronte al Padre (cf. Ebrei 6,19), dove egli è sempre vivo per intercedere a nostro favore (cf. Ebrei 7,25).
Sebbene questa prospettiva sia molto rassicurante, siamo consapevoli che per poter rimanere intimamente uniti a Lui, non solo a parole, ma nei fatti e nella verità, dobbiamo accogliere il dinamismo della conversione al Vangelo e lasciare che lo Spirito Santo ridefinisca i contorni e i confini della nostra umanità. Questo radicamento in Cristo, in cui avviene l’abbandono docile ai movimenti dello Spirito, è un processo dall’esito tutt’altro che scontato. Nel Nuovo Testamento troviamo numerosi richiami a non smarrire questa capacità di rimanere saldi nell’unica speranza del Vangelo.
«Ora Cristo vi ha riconciliati nel corpo della sua carne mediante la morte, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili dinanzi a lui; purché restiate fondati e fermi nella fede, irremovibili nella speranza del Vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunciato in tutta la creazione che è sotto il cielo, e del quale io, Paolo, sono diventato ministro (Colossesi 1,22-23).
«Ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo (1Corinzi 3,10-11).
«Mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro vangelo» (Galati 1,6).
È una tentazione costante, all’interno della Chiesa, cercare parole più facili e immediate rispetto al Vangelo, allontanandosi così dall’unico fondamento che è Cristo. Eppure, la sua vita è la più straordinaria manifestazione di ciò che la nostra umanità può diventare quando si lascia guidare dalla logica di Dio. Questo implica una continua conversione del nostro modo di pensare, sia rispetto a ciò che siamo, sia a ciò che la grazia ci chiama a diventare. Per questo, nelle meditazioni di questa Quaresima, proveremo a porci come discepoli di Gesù, desiderosi di imparare dal suo modo di vivere quali atteggiamenti siano essenziali per incamminarci insieme verso una vita nuova ed eterna. Il primo momento della vita di Cristo su cui vogliamo soffermarci è il suo battesimo, evento che segna l’inizio della sua missione e ne rivela il senso profondo.