Puidgemont a Bruxelles: Madrid non ha voluto il dialogo
di Francesca Sabatinelli
Non chiederà asilo al Belgio l’ex presidente catalano Carles Puigdemont che da Bruxelles ha parlato in tre lingue diverse, per “poter esprimere il problema catalano nel cuore dell’Europa” per la quale, però, la vicenda è e rimane una questione interna spagnola. Scegliere Bruxelles per parlare all’Europa, spiega Alfonso Botti, docente di Storia contemporanea all’università di Modena e Reggio Emilia, esperto di storia del Paese iberico, significa che Puigdemont, la Generalitat, l’indipendentismo catalano si sono resi conto di essere in assoluto isolamento rispetto all’Ue.
Puigdemont era accompagnato da cinque dei suoi ministri, mentre a Madrid la Corte Costituzionale spagnola decideva di sospendere la dichiarazione unilaterale di indipendenza proclamata la settimana scorsa da Barcellona.
L’ex presidente della Generalitat punta il dito contro la Spagna, spiega che i catalani volevano il dialogo ma che non è stato possibile e che l’eventuale violenza sarà una decisione di Madrid, perché la denuncia del procuratore spagnolo persegue idee e persone, non un reato. Puigdemont si dice poi pronto ad accettare la sfida delle elezioni, al tempo stesso chiede se Madrid saprà rispettare i risultati del 21 dicembre. L’intenzione, conclude, non è sfuggire alla giustizia ma confrontarsi in modo politico, quindi si continua a lavorare, perché il governo non è “mai stato abbandonato”.
Un voto che premiasse gli indipendentisti sarebbe da leggere come un voto a favore della indipendenza, continua Botti, ma dal punto di vista giuridico-formale della Costituzione non risolverebbe il problema della secessione dal punto di vista del diritto.
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