Africa e fake news: sul continente e sulla questione migranti incontro stampa dei comboniani
di Adriana Masotti
“E’ decisivo comprendere che in Europa e nel Nord del mondo, vogliamo proteggerci da un fenomeno che noi stessi produciamo”: padre Domenico Guarino, comboniano della comunità di Palermo impegnato a favore dei migranti, conclude con questa riflessione il suo appassionato intervento, stamattina nella Sala Marconi di Palazzo Pio, a Roma, nel corso della conferenza stampa su “Africa e fake news”, organizzato dai missionari comboniani, per raccontare la loro Africa. Accanto a lui suor Gabriella Bottani, coordinatrice di Talitha Kum, rete mondiale della vita consacrata contro la tratta di persone, padre Elias Sindjalim, comboniano del Togo e il giornalista Luciano Ardesi, sociologo e pubblicista, segretario nazionale della Lega per i diritti e la liberazione dei popoli, moderati da padre Giulio Albanese, direttore di ‘Popoli e Missione’.
Si parla di migrazioni, conflitti e trasformazioni in atto nel continente africano cercando di andare alle radici dei diversi fenomeni e così superare i tanti pregiudizi di cui molti vivono. Quanti di noi, infatti, conoscono il travaglio di tanti Paesi come la Repubblica Democratica del Congo che, dopo un breve periodo di libertà con un colpo di Stato si è trovata in piena dittatura e oggi vive una situazione di instabilità politica e una condizione sociale simile a un Paese in guerra? Qui, racconta padre Elias Sindjalim, la disoccupazione è all’86% e chi lavora ha una paga inadeguata che alimenta la corruzione. La Repubblica Democratica del Congo. è una miniera a cielo aperto, ma la sua ricchezza, così come per tanti altri paesi africani, rappresenta una sciagura.
Suor Gabriella Bottani apre uno squarcio sul fenomeno della tratta. Decine di milioni di persone nel mondo vivono diverse forme di schiavitù: sfruttate e controllate. Conosciamo le donne, in particolare nigeriane, costrette a prostituirsi sulle strade delle città d’Europa. Le vittime della tratta sono in maggioranza donne, ma anche bambini. La pratica dei matrimoni precoci è una di queste forme di schiavitù e anche su questo lavorano le religiose in Africa.
I grandi interessi economici di Paesi come Cina, India, Emirati Arabi stanno cambiando il volto dell’Africa di cui sempre più “altri” controllano terre e risorse. E’ il fenomeno del land grabbin, descritto da Luciano Ardesi, cioè l’accaparramento da parte delle multinazionali e dei governi di grande territori con contratti non trasparenti, con la massiccia espulsione di persone e, a fronte di questo, un utilizzo di mano d’opera limitato rispetto alle promesse fatte.
Dell’immigrazione in Africa e dall’Africa parla don Domenico Guarino cominciando con il precisare che solo un terzo dei migranti si spinge verso il Nord del mondo, l’altro due terzi, dunque, si sposta all’interno del proprio Paese o in un paese confinante, trovando spesso ad ospitarlo, disastrosi campi profughi. Diventano allora risibili i numeri delle persone che arrivano in Europa e in Italia, eppure il timore dell’“invasione” domina in modo ossessivo la discussione pubblica, fino a rimettere in circolazione i peggiori pregiudizi: gli africani che portano malattie e povertà, che aggrediscono le donne, che rubano il lavoro, che salgono sui ‘taxi del mare’. Oppure l’idea che ai migranti siano destinate dallo Stato somme di denaro, mentre c’è chi si arricchisce sulla loro pelle in nome dell’accoglienza. Dobbiamo liberare il tema dei migranti dalle ideologie e dai partiti politici, afferma don Guarino, e renderci conto che il migrante non solo è una risorsa economica, ma anche ideologica, qualcuno comunque da sfruttare. Per questo, continua don Guarino, per parlare di immigrazione bisogna ripartire dalle vittime, dalle storie e dai volti concreti di uomini e di donne.
L’informazione in questo è fondamentale, si ribadisce nell’incontro di oggi, un’informazione che guardi al bene comune. Che guardi anche al positivo, alle tante esperienze buone di accoglienza, alle testimonianze di integrazione e di convivenza pacifica. La peggiore fake news è nascondere queste cose positive perché non strumentalizzabili, mentre invece bisognerebbe raccontarle di più. Come bisognerebbe raccontare i molti movimenti di cambiamento e di resistenza in atto in Africa tra la gente.
La speranza, concludono i comboniani, esiste per questo continente fatto di popoli e nazioni giovani in continua evoluzione che nonostante tutto guardano al futuro. “Il mondo guarda all’Africa come al continente della speranza”, aveva detto Papa Francesco in Uganda, il 27 novembre del 2015.
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