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Mappa dei centri di detenzione per migranti in Libia Mappa dei centri di detenzione per migranti in Libia 

All’ Onu si discute della tratta di schiavi dalla Libia

Dopo la dura accusa dell' Organizzazione delle Nazioni Unite all'accordo sulla chiusura della rotta del Mediterraneo centrale, le partenze non diminuiscono così come gli episodi di crudeltà sui migranti.

di Benedetta Capelli

Il traffico di schiavi in Libia oggi al centro del Consiglio di sicurezza dell’Onu, a presidenza italiana. Una riunione convocata dalla Francia dopo la diffusione di alcuni filmati nei quali si mostra la vendita all’asta di alcuni migranti. “Un crimine contro l’umanità”: aveva definito alcuni giorni fa il Presidente francese Macron riferendosi a quanto sta accadendo.

La comunità internazionale sembra voler parlare ad una voce sola dinanzi a queste pratiche, mettendo sul tavolo nuove misure per contrastare il traffico di esseri umani dalla Libia. Un tema al centro anche del vertice tra Unione Europea ed Unione Africana previsto domani e giovedì in Costa d'Avorio.

Intanto sono 1.500 le persone arrivate in Italia in meno di due giornie altrettante riportate indietro in Libia. Nonostante la tregua e gli accordi con le fragili istituzioni libiche, le partenze non diminuiscono così come gli episodi di crudeltà sui migranti.

Secondo padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, è inaccettabile che i governi europei stabiliscano accordi con precarie e instabili autorità libiche sul contenimento dei flussi. “Bene le iniziative – afferma – che affrontino il problema, bisogna agire urgentemente perché le condizioni dei migranti sono disumane”.

“Per non essere complici dei trafficanti – prosegue padre Ripamonti – sarebbe necessario aprire corridoi umanitari e far sì che le istituzioni internazionali abbiano accesso ai centri di detenzione in Libia”. “Questi nostri fratelli, come ha ricordato più volte Papa Francesco, sono la carne di Cristo e aggiungo io sono i crocifissi della storia”.

 

Ascolta e scarica l'intervista integrale a p. Camillo Ripamonti

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