Centrafrica: nuove tensioni in un Paese a rischio guerra civile
Marco Guerra – Città del Vaticano
“E’ con molta riconoscenza che abbiamo ricevuto questo ennesimo segno di attenzione da parte del Papa, e con lui di tutta la Chiesa, sul Centrafrica. Il cardinale Nzapalainga, l’arcivescovo di Bangui, aveva fatto notare proprio ieri lo stesso problema, quello soprattutto dei bambini che sono chiaramente le persone più vulnerabili in questa lunga storia di crisi che dura ormai dal 2013 e che ha portato il Paese nel baratro”. Così padre Aurelio Gazzera parroco e direttore della Caritas diocesana di Bozoum, in Centrafrica, esprime ai nostri microfoni la gratitudine di tutta la comunità cattolica locale all’indomani della preghiera del Papa per i bambini sofferenti e “minacciati dal pericolo di tensioni e nuovi conflitti” del continente africano, compresa la Repubblica Centrafricana, martoriata da quattro anni di tensioni politiche e tribali.
Il Paese resta sull’orlo di una guerra civile
In un’intervista pubblicata oggi dalla France Press, Noureddine Adam, leader Fronte popolare per il Rinascimento della Repubblica Centrafricana (FPRC), ha minaccio di marciare sulla capitale Bangui. Adam parla di una "linea rossa" a cui il governo centrale di Faustin-Archange Touadera si sta avvicinando, dopo che a metà dicembre le Nazioni Unite hanno autorizzato la Russia a fornire armi all’esercito regolare. Adam sostiene di aver riunito le ex fazioni Seleka (milizie di ispirazione musulmana) e di essere a capo di circa 8000 uomini.
Anche padre Aurelio Gazzera conferma che il “Paese continua ad essere sempre sotto tensione”, anche se ringrazia Dio per “aver potuto celebrare un Natale abbastanza sereno” nella diocesi di Bozoum, a 100 km dalla capitale. “Nei mesi scorsi abbiamo accolto circa 4 mila rifugiati che erano scappati dalla città di Bocaranga a 125 km da qui”, aggiunge il religioso carmelitano, “e proprio nei giorni scorsi abbiamo aiutato più di un centinaio di famiglie a rientrare proprio nei luoghi da dove erano scappati. Sono piccoli segni di speranza, però la situazione rimane sempre molto fragile”.
Firmato accordo tra due gruppi rivali
Malgrado questa cornice di instabilità, a metà dicembre è stato raggiunto un accordo per la cessazione delle ostilità tra due gruppi armati rivali nella regione nord-occidentale di Bouar, l’annuncio è stato dato sabato scorso dal Centre for Humanitarian Dialogue (HD), organizzazione con base in Svizzera. Tuttavia, ricorda sempre padre Gazzera, “a parte Bangui, un buon 80 per cento del Paese è nelle mani di varie milizie ribelli contro le quali sembra quasi che ci sia un governo inerte e che i caschi blu stiano piuttosto a guardare”. Gazzera garantisce comunque che la Chiesa continua a stare vicino alla gente, “per aiutare a riflettere e anche in questi giorni di Natale”.
L'impegno della Chiesa per la pace
Uno sforzo per la pace che attinge ai frutti portati dalla visita di Papa Francesco, che nel novembre del 2015 aprì la Porta Santa della cattedrale di Bangui anticipando l’inizio del Giubileo della Misericordia. “Quello è stato un gesto fondamentale che ha veramente cambiato molte cose, è stato un po’ un punto di non ritorno”, spiega il parroco di Bozoum, “ci sono state ancora molte violenze anche dopo però siamo in un clima diverso, con una limitazione dei danni e con la volontà di cercare dei passi per operare la pace”. Il religioso ricorda infine l’impegno della Chiesa locale: “Il cardinale Dieudonné Nzapalainga è una figura di spicco e la piattaforma dei leader religiosi ha operato molto in questo senso. Però c’è ancora molto da fare a lungo termine: l’educazione, nella quale lavoriamo molto, la scuola per l’educazione dei giovani è un contesto che richiede ancora molto, molto lavoro”.
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