Gerusalemme: ancora manifestazioni. Telefonata tra il Papa e Erdogan
di Michele Raviart
Rimane alta la tensione a Gerusalemme per la terza “giornata dell’ira”, annunciata dalle autorità palestinesi per protesta contro la decisione degli Stati Uniti di riconoscere la città quale capitale dello Stato di Israele. Centinaia di poliziotti israeliani sono schierati nei pressi delle principali moschee e nella Città vecchia. Nessuna restrizione all’accesso dei fedeli musulmani alla Spianata delle Moschee, dove dopo la preghiera sono statebruciate alcune bandiere di Israele. Una manifestazione si è svolta di fronte alla porta di Damasco, ma si temono ulteriori scontri dopo le proteste dei giorni scorsi, in cui sono rimasti feriti oltre cento palestinesi in tutta la Cisgiordania.
“Venerdì 8 dicembre sarà l’inizio di una nuova intifada, la liberazione di Gerusalemme”, aveva affermato ieri il capo di Hamas Ismail Haniyeh. L’esercito israeliano ha schierato truppe supplementari nei Territori, dove sono in corso scontri con i palestinesi. Oltre 70 finora le persone intossicate dai lacrimogeni vicino Nablus, mentre sirene di allarme antimissile sono risuonate nel sud di Israele. Nella Striscia di Gaza si segnalano feriti.
Manifestazioni di protesta si sono svolte intanto in molti Paesi musulmani. Dopo Pakistan e Giordania è stato oggi il turno di Indonesia e Malesia. A Giacarta e Kuala Lumpur centinaia di persone hanno manifestato davanti all’ambasciata americana e si sono appellati a Trump perché riveda la sua decisione e il suo appoggio ad Israele. Migliaia di manifestanti anche ad Istanbul, dove sono stati cancellati i cartelli con le indicazioni per il centro commerciale ospitato nelle Trump Tower della città .
Ieri colloquio telefonico tra il Papa e il presidente turco Erdogan, come confermato dal direttore della Sala Stampa della Senta Sede Greg Burke. Il Pontefice aveva lanciato mercoledì scorso un “accorato appello affinché sia impegno di tutti rispettare lo status quo della città, in conformità con le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite” . Oggi è attesa a New York una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che avrà all’ordine del giorno la questione di Gerusalemme.
Nessun Paese finora ha seguito Donald Trump nel riconoscere la città come capitale di Israele. “Ho mantenuto la mia promessa elettorale”, ha scritto in un tweet il presidente, mentre è in discussione l’incontro, previsto per il prossimo 17 dicembre, tra il vice presidente Mike Pence e l’Autorità Palestinese. Pence “non è il benvenuto in Palestina”, ha detto Jibril Raojoub, tra i maggiori esponenti di Al-Fatah. Il presidente Abbas, intanto, è stato invitato dal capo della diplomazia europea Federica Mogherini al prossimo Consiglio Europeo di gennaio. Un invito simile sarà proposto lunedì prossimo al premier israeliano Netanyahu.
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