Mons. Pizzaballa: la decisione di Trump su Gerusalemme allontana la pace
Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Il dossier su Gerusalemme continua ad agitare il mondo. Dopo il veto Usa in Consiglio di Sicurezza Onu alla risoluzione anti-Trump presentata dall’Egitto e votata da 14 membri su 15, domani si apre una nuova pagina per mettere al bando la decisione di Washington, volta a riconoscere la Città Santa come capitale di Israele. Gli Usa rischiano un pesante isolamento e perciò corrono ai ripari con l’ambasciatrice all’Onu, Nikki Haley, che minaccia di prendere i nomi di chi sosterrà la mozione. Mosca per ora resta a guardare ma si dice sempre più preoccupata mentre la premier britannica Teresa May in una telefonata manifesta a Trump il totale dissenso del Regno Unito.
Mantenere lo status quo
Dalle Chiese di Terra Santa si leva forte l’appello per il mantenimento dello status quo, fondamentale - dicono i 13 leader cristiani firmatari del testo - a garantire la pace fino ad un accordo più solido. “Gerusalemme è un dono sacro, un tabernacolo per il mondo intero”, scrivono capi religiosi e patriarchi ribadendo che tentare di fare un uso esclusivo della Città Santa, di possederla a discapito degli altri o di confinarla, potrà aprire solo scenari oscuri.
Decisioni contrarie alla pace
Decisioni unilaterali come quella del presidente americano Trump su Gerusalemme “non porteranno pace, ma anzi la allontaneranno”, afferma mons. Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, nel tradizionale incontro con i giornalisti che precede il Natale. “Dal punto di vista della vita ordinaria - sostiene ancora - non è cambiato nulla a Gerusalemme: è rimasto tutto come prima. Ma la dichiarazione del presidente per quanto di principio va ad intaccare lo status quo, quel fragile equilibrio che regola le relazioni tra le diverse comunità religiose, e questo non lo vogliamo, è pericoloso perché ogni dichiarazione che escluda qualcuno va contro lo spirito della città. Gerusalemme è una città non soltanto per gli israeliani e i palestinesi: è una città anche per cristiani, ebrei e musulmani, e deve avere una vocazione universale, cioè aperta a tutti”.
Celebrare il Natale
Per quanto il clima di tensione sia forte in tutto il Medio Oriente, mons. Pizzaballa ha comunque annunciato che le celebrazioni per il Natale non subiranno variazioni. “Faremo tutte le cose previste. Vogliamo le luci accese, gli scout, la confusione, la festa insomma! Dobbiamo esprimere sul territorio il nostro esserci”.
Ascolta l’intervista a mons. Pierbattista Pizzaballa
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