L'Altro Rinascimento di Filippo Lippi in mostra a Roma
di Paolo Ondarza
Sono passati 100 anni. Era il 1917 quando il celebre storico dell’arte Pietro Toesca riconobbe nella Madonna con Bambino della Chiesa di Santa Maria in Valverde a Tarquinia, un’opera di Filippo Lippi, pittore e frate carmelitano vissuto tra il 1406 e il 1437, personaggio chiave della fioritura artistica fiorentina del XV secolo che caratterizzò la grande stagione del Rinascimento Italiano. Ad un secolo da quell’importante scoperta alla pala lippesca è dedicata una mostra a Roma presso la Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini, luogo in cui è conservata da anni. “Altro Rinascimento. Il giovane Filippo Lippi e la Madonna di Tarquinia” è il titolo dell’esposizione, piccola nelle dimensioni, ma qualitativamente alta a livello di opere offerte al pubblico. Tutto ruoto attorno ad una Vergine con il bambino: per niente ieratica, non ha aureola; la sua santità è espressa dal suo essere donna e mamma in atteggiamento tenero e protettivo verso il suo piccolo, Gesù. Il curatore della mostra è Enrico Parlato, docente di Storia dell’Arte all’Università della Tuscia:
“Questa figura della Vergine che siede sopra uno splendido trono di diaspro con dei colori straordinari non è collocata in un ambiente sacro, ma domestico: la sua camera da letto. Si vede sullo sfondo un letto, si vede un paesaggio, si vede una porta con dei serramenti che si apre sullo sfondo in un’atmosfera di penombra legata alle contemporanee esperienze della pittura fiamminga. Mi riferisco ai grandi maestri come Jan Van Eyck e Robert Campin”.
Il dipinto è datato 1437 e documenta un passaggio cruciale nella produzione del frate pittore da uno stile masaccesco ad un’evoluzione espressionistica in chiave donatelliana. Masaccio, rappresentato in mostra da un frammento del Polittico di Pisa, influenzò profondamente il linguaggio pittorico di fra Filippo che ben conosceva i rivoluzionari affreschi dipinti dal primo nella Cappella Brancacci nel Carmine di Firenze. A tal punto che Vasari scriveva “Molti dicevano lo spirito di Masaccio essere entrato nel corpo di fra Filippo”. Fu poi Donatello, di cui è presente in mostra uno Spiritello bronzeo, a provocare un cambiamento radicale in Lippi:
“Da questa fase masaccesca illustrata da una serie di opere che datano tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta del Quattrocento, dopo una serie di viaggi – Siena e soprattutto a nord, a Padova – Filippo ritorna a Firenze dove incontra Donatello. Di Donatello vicino alla Madonna di Tarquinia, quadro centrale della mostra, è esposto un angelo bronzeo che proviene dalla Cantoria di Luca della Robbia a Firenze. Questa scultura è chiaramente il modello utilizzato da Fra Filippo per il bambino della Madonna di Tarquinia”.
“Altro Rinascimento”. Perché la mostra ha questo nome?
“Rinascimento è naturalmente un tema centrale. Ma al tempo stesso Filippo Lippi, di 5 anni più giovane di Masaccio, è colui che ne opera un radicale capovolgimento. Cioè rispetto a Masaccio, rispetto a Brunelleschi e rispetto anche al primo Donatello in cui c’era un’impostazione severa, una rigorosa attenzione prospettica, geometrica, Fra Filippo Lippi opera un capovolgimento e giunge ad un’idea di pittura rinascimentale che è seducente, ornata, graziosa – come diceva Cristoforo Landino – che poi verrà portata avanti alla fine del secolo da Sandro Botticelli”.
L’esposizione suddivisa in due sale presenta una ricca selezione di documenti provenienti dall’Archivio di Stato che aiutano a ricostruire gli studi di Pietro Toesca: una memoria viva, attraverso le fotografie e i registri di cento anni fa. Le ricerche hanno permesso di risalire alle vicende della tavola dall’Ottocento, accertando la provenienza e l’origine anche dell’attuale cornice:
“Per cui noi possiamo vedere la situazione al momento del ritrovamento e la situazione attuale che ci permette di garantire che questa cornice non è stata troppo manipolata e che forse non solo è la cornice originale, ma addirittura potrebbe essere stata disegnata dallo stesso Fra Filippo Lippi”.
Ampio spazio documentario è dato anche alla figura di chi commissionò l’opera: Giovanni Vitelleschi, arcivescovo di Firenze dal 1435 al 1437, originario di Tarquinia:
“Giovanni Vitelleschi è stato un cardinale, ma anche un cardinale guerriero perché ha rimesso ordine nello Stato della Chiesa mentre il Pontefice Eugenio IV era fuggito da Roma ed era in esilio a Firenze. Però è un personaggio immerso in conflitti piuttosto violenti, tant’è che venne arrestato a tradimento a Castel Sant’Angelo e lì morì”.
La mostra resterà aperta fino al prossimo 18 febbraio 2018.
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