Russiagate. Flynn confessa: "Avuti incontri con Mosca"
Di Paola Simonetti
Doccia gelata sull’amministrazione degli presidente degli Stati Uniti, Trump, dopo le dichiarazioni dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, nell’ambito delle indagini sul "russiagate", ovvero sui rapporti dello staff del presidente con Mosca durante la sua campagna elettorale.
Flynn ha ammesso le sue colpe: ha mentito all'Fbi su due incontri avuti con l'ex ambasciatore russo a Washington, Kislyak, lo scorso dicembre. Non solo. Si sarebbe dichiarato pronto a testimoniare contro il presidente. Avrebbe, infatti, spiegato che l'incarico di contattare il diplomatico moscovita arrivò direttamente da alcuni responsabili della squadra di Trump, nel periodo di transizione con la presidenza Obama.
La Casa Bianca prende le distanze ed allontana qualunque ipotesi di un'eventuale grazia per l’ex consigliere per la sicurezza nazionale. "Le ammissioni e le incriminazioni relative al signor Flynn – ha commentato un funzionario della Stanza Ovale- riguardano solo lui, e non altri". Flynn ora rischia fino a cinque anni di carcere.
La vicenda non rischia di colpire penalmente Trump. Secondo Gianluca Pastori, americanista docente alla Cattolica di Milano, “le dichiarazioni Flynn, in fondo, puntano su membri dello staff del presidente e non sulla sua persona in modo diretto. L’impeachment mi sembra una ipotesi a dir poco remota". "Certo è - aggiunge Pastori che le dichiarazioni dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale avranno un peso politico, su un presidente già scarsamente amato sia dalla popolazione sia dal suo partito”.
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