Tensione per le operazioni militari congiunte Usa- Sud Corea
di Benedetta Capelli
Al via oggi e per 5 giorni una grande operazione congiunta Usa-Corea del Sud nel quale sono impiegati 230 aerei e 12mila militari. Si tratterebbe di una risposta al lancio di un missile balistico da parte della Corea del Nord che sarebbe stato avvistato dall’equipaggio di un volo della Cathay Pacific, lo scorso 29 novembre.
Una risposta che si attendeva da giorni a quella che è stata definita una “provocazione nordcoreana”. Intanto Pyongyang ha definito il presidente americano Trump “un distruttore della pace globale” mentre gli Usa fanno sapere che il pericolo di una guerra “aumenta di giorno in giorno”.
“C’è una notevole pericolosità – afferma Maurizio Vaudagna, professore emerito di Storia contemporanea americana all’Università del Piemonte orientale – e bisognerebbe coinvolgere la Cina per risolvere la tensione tra Usa e Corea del Nord”.
A preoccupare la comunità internazionale anche l’intenzione del presidente Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele, aprendo così la strada ad un trasferimento dell'ambasciata che oggi è a Tel Aviv. Per Abu Mazen sarebbe “una minaccia per il processo di pace”. Domani la Lega Araba ha convocato una riunione straordinaria per discutere del piano dell’amministrazione statunitense.
“I cambiamenti in politica estera degli Stati Uniti – sottolinea il professore Vaudagna – vanno verso l’affondamento della soluzione dei due Stati in Medio Oriente. Considero un errore vedere Gerusalemme, centro nevralgico delle tre religioni monoteiste, soltanto come la capitale di Israele. E’ senz’altro molto di più”.
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