Usa: Trump chiede una stretta sull’immigrazione
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Usa: pene severe per i terroristi, fino alla pena di morte
Al termine di una giornata all’insegna del terrore, dopo il fallito attentato a New York con 4 feriti, il Presidente americano Trump ha invocato pene più severe per i terroristi compresa la pena di morte. Forte l’invito del capo della Casa Bianca al Congresso perché collabori alla riforma della legge sull’immigrazione tenendo conto del pericolo derivante dall’estremismo. Dopo aver ricordato il suo bando verso otto Paesi reintegrato dalla Corte suprema, Trump ha chiesto ai parlamentari di agire sulle altre proposte della sua amministrazione per rafforzare la sicurezza, incluso l'aumento del numero degli agenti per l'immigrazione, il potenziamento dei loro poteri di arresto e detenzione, e di mettere fine alle frodi e agli abusi nel sistema che si occupa dell'immigrazione.
Migranti nel mirino del presidente Trump
Nel mirino di Trump la cosiddetta “catena migratoria” ovvero la possibilità per un immigrato di arrivare negli Stati Uniti grazie ai legami di parentela come nel caso di Akayed Ullah, originario del Bangladesh, da sette anni in Usa. E’ stato lui ieri a far esplodere un tubo bomba, costruito in modo artigianale, nel sottopasso che unisce il terminal dei bus di Port Authority alla stazione della metro di Times Square, nell'ora di punta. Un luogo nel quale ogni giorno passano 230mila persone. Quattro i feriti, tra di loro l’attentatore che ha confessato di aver agito per vendicare i raid di Israele su Gaza.
“L’attentato di ieri è stata l’occasione per Trump per cavalcare il suo cavallo di battaglia: la riforma della legge sull’immigrazione – afferma Mattia Diletti, docente di scienza politica a La Sapienza, esperto di politica americana – ma questi episodi si combattono con una intelligence preparata”. C’è poi il problema del Congresso che se ha seguito Trump su alcune questioni, su altre tende a non procedere. “Il problema dell’immigrazione è sentito – spiega – da una parte della politica che guarda al voto ispano-americano e alla possibilità che in futuro non possa essere né crescere una generazione di elettori”.
“La necessità di una stretta sulla legge sull’immigrazione è avvertita da chi si sente minacciato nel proprio lavoro ma non da tutti. Credo – aggiunge Mattia Diletti – che il problema sia più che altro legato alle imprese. Gli immigrati servono agli Stati Uniti e sono convinto che prima o poi Trump dovrà cercare un compromesso in tal senso”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui