Colombia: battuta d’arresto nei colloqui con Eln. Vescovi temono violenze
Giada Aquilino - Città del Vaticano
Tornano gli attentati in Colombia e pesano sul processo di pace in corso. Il presidente Juan Manuel Santos ha infatti ritirato la delegazione di Bogotá dal tavolo dei negoziati di Quito, in Ecuador, interrompendo il dialogo con i guerriglieri dell’Eln. L'Esercito di liberazione nazionale, a conclusione del cessate il fuoco temporaneo annunciato in settembre in occasione della visita di Papa Francesco in Colombia, e scattato il 1° ottobre scorso, è infatti entrato in azione con attacchi contro un oleodotto e una base navale nella regione orientale di Arauca.
La Conferenza episcopale della Colombia
La Chiesa della Colombia “rifiuta” la violenza di questi nuovi attentati, afferma mons. Elkin Fernando Álvarez Botero, vescovo ausiliare di Medellín e segretario generale della Conferenza episcopale della Colombia (Cec). “La guerriglia ha ripreso gli attentati e - spiega il presule - per il governo questo modo di procedere non è una buona garanzia a continuare il dialogo”. Sui motivi che hanno spinto l’ultima grande guerriglia ancora in azione nel Paese sudamericano, dopo il disarmo delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia, a riprendere gli attacchi, mons. Álvarez Botero propende per un tentativo del movimento di “arrivare più forte” al tavolo negoziale.
Appello della Chiesa a governo e guerriglieri
Di fronte alla recrudescenza della violenza e al ritiro della delegazione ufficiale colombiana dai negoziati, “la Chiesa ha chiamato il governo ad avere comunque disponibilità a continuare il dialogo - riferisce il vescovo ausiliare di Medellín - logicamente ponendo delle condizioni, legate alla cessazione di questi attentati”. Al contempo i vescovi hanno chiesto nuovi sforzi pure all’Eln. “Troviamo che la guerriglia dell’Eln non abbia la serietà di comandare tutte le sue forze e strutture: ogni unità appare cioè indipendente. Per questo - prosegue il presule - la Chiesa chiede che la guerriglia possa mostrare la capacità di convogliare tutte le proprie forze verso la causa del dialogo”.
Il timore di un’ondata di violenza
I colombiani “in termini generali” appoggiano la decisione di Santos di ritirarsi dai negoziati, “ma chiedono anche un rinnovo delle condizioni per continuare” le trattative. E cresce la preoccupazione che questa battuta d’arresto nei colloqui con l’’Eln possa influenzare in qualche modo pure i movimenti guerriglieri minori ancora in armi: c’è infatti il timore “che possa riprendere un’ondata di violenza”, ammette il vescovo. Ci sono “gruppi armati, quelli che - evidenzia mons. Álvarez Botero - chiamiamo ‘bandas criminales’, che possono essere anche dissidenze delle Farc, che hanno ripreso la violenza armata”. È necessario dunque “un processo integrale” di pacificazione, anche perché il processo con l’Eln è direttamente collegato con “quello passato con le Farc, che ora va consolidato”.
Il pensiero del Papa e la collaborazione con l’Onu
L’impegno della Conferenza episcopale della Colombia per la pace comunque non si ferma. Nelle scorse ore era arrivato un appello congiunto dei vescovi e della Missione di verifica Onu a non vanificare i progressi degli ultimi mesi. “Nei prossimi giorni - annuncia il segretario generale della Cec - ci sarà una riunione tra il delegato Onu e il presidente della Conferenza episcopale (l’arcivescovo Oscar Urbina Ortega, ndr.) per determinare i punti in base ai quali muoverci. Ma insistiamo nella via del dialogo che è - rimarca - l’unico cammino per avere la pace in Colombia”. In questo quadro, rimangono forti l’eco del viaggio del Pontefice in Colombia e il suo costante pensiero per il Paese, che restano una “forte spinta - conclude il presule - a continuare a lavorare per la pace”.
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