La Repubblica Ceca al voto per le presidenziali
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Secondo giorno di votazioni in Repubblica Ceca dove circa 8,5 milioni di cittadini sono chiamati alle urne per decidere il prossimo presidente della Repubblica. In corsa per un secondo mandato l’attuale capo di Stato Milos Zeman e altri 8 sfidanti. Ieri l'affluenza è stata pari al 60%. I 14.866 seggi elettorali sono rimasti aperti dalle 14 alle 22 e oggi si chiuderanno alle 14. Possibile, secondo i sondaggi, il ballottaggio tra due settimane, il 26 e il 27 gennaio.
Il doppio filo che lega il presidente Zeman e il premier Babis
Zeman ha da sempre fornito il suo appoggio all’attuale premier Babis, uomo d’affari miliardario, coinvolto in un’inchiesta giudiziaria riguardo una frode relativa a delle sovvenzioni dell’Unione Europea ma non imputabile perché, essendo parlamentare, gode dell’immunità. Il suo governo resta comunque fragile e molto a rischio se non venisse riconfermato l’attuale capo di Stato, in piena sintonia con Babiš proprio sul fronte delle politiche anti-immigrazione e antieuropeiste.
Elezioni: scontro tra populismo e pro-europeismo
Gli sfidanti di Zeman sono 8, tra di loro il più accreditato nella corsa resta Jirí Drahos, l'ex direttore dell'Accademia delle scienze, convinto europeista e oppositore del premier Babiš. “E’ un elezione simbolo – afferma Matteo Villa, ricercatore Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale – il presidente in Repubblica Ceca non ha grandi poteri, ma qui è in gioco una visione più populista che raccoglie consensi e un’altra più a favore dell’Europa e della Nato”. “Gli oppositori di Zeman – continua Villa – si sono concentrati sulla sua persona senza fornire un messaggio convincente”.
Repubblica Ceca: un Paese in salute
Nel Paese la disoccupazione è al 3%, meglio della Germania che è al 4% o dell’Italia all’11%. “Leggendo questi dati – ribadisce il ricercatore Ispi – la Repubblica Ceca avrebbe bisogno di manodopera straniera a fronte di una popolazione che sta invecchiando”. Il tema è molto dibattuto ma “bisogna ricordare che il Paese – ricorda Villa – non è terra di approdo dei migranti ma passaggio per la Germania”.
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