Shoah: un libro e una mostra come "cammino della memoria"
Gabriella Ceraso- Città del Vaticano
“Il passato non è mai soltanto passato. Esso riguarda noi e ci indica le vie da non prendere e quelle da prendere.” Così, visitando il campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau Papa Benedetto XVI, nel maggio del 2006. Sul filo del valore della memoria e dell’educazione ad essa, compito degli adulti e dovere per i giovani, si snoda il progetto di Francesca Cosi e Alessandra Repossi, dal quale nascono una mostra fotografica e un libro.
Conoscere per non dimenticare
Il volume - "Shoah. Conoscere per non dimenticare"- segue e ricalca una Mostra itinerante dal 2017 in 25 pannelli. La prefazione è affidata ad uno degli ultimi e preziosi testimoni della Shoah, Bruno Segre, la cui voce parla al cuore. “ Il progetto” spiega Alessandra Repossi, “è rivolto soprattutto ai giovani perché abbiano la consapevolezza delle strade da intraprendere e quelle da evitare”. La storia insegna quanto sentirsi superiori agli altri può condurre a fatti orribili: “ anche oggi, nel nostro piccolo ci rendiamo conto che apertura e dialogo sono le strade della conoscenza e quindi del rispetto reciproco”.
Il silenzio, la parola e l’immagine
Il silenzio che accompagnò Papa Francesco nella visita a Auschwitz due anni fa, è silenzio che quei luoghi di morte ispirano e che fa da contraltare all’esigenza di testimoniare, discutere, approfondire, insegnare la storia e quanto è accaduto. Il libro e la mostra fanno altrettanto: accanto alla voce della storia analizzata in numeri, fatti, ragioni, ci sono le mute foto storiche e attuali. Un connubio che si snoda dalle origini ai giorni nostri, passando per luoghi, testimoni e processi.
Cosa possiamo fare oggi?
Nell’ultima parte del volume in libreria, i giovani e gli adulti di oggi sono interpellati in prima persona: come possiamo impedire che si ripetano tragedie come la Shoah? Cosa avresti fatto al loro posto? Francesca Cosi spiega come e quanto al fianco della memoria sia importante l’educazione. "Gli adulti dimenticano facilmente, i giovani molte cose non le sanno perché non le hanno vissute e perché non le hanno ancora studiate. Per questo il nostro progetto tende ad essere chiaro e diretto: ripercorriamo gli eventi perché gli errori fatti non si ripetano".
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