Tunisia. Mons. Antoniazzi : il governo ascolti il disagio del popolo
Gabriella Ceraso- Città del Vaticano
Ancora manifestazioni di piazza in Tunisia nel giorno del settimo anniversario della rivoluzione che fece sognare al popolo la democrazia, all’indomani della fine del regime di Zine el-Abidine Ben Ali. Nell’ultima settimana, gli scontri hanno causato l’arresto di 803 persone, 97 agenti di polizia feriti, 87 autoveicoli danneggiati e alcune caserme di polizia date alle fiamme. La democrazia non si acquisisce né si impone, “è un processo che matura e qui questo non è ancora successo”, commenta mons. Ilario Antoniazzi arcivescovo di Tunisi.
Il sogno del lavoro e del benessere non si è realizzato
“Gli anni della dittatura” racconta mons Antoniazzi “hanno tagliato ogni tipo di libertà, ma la Rivoluzione dei Gelsomini ha causato altrettante e troppe illusioni”. Partito dal Paese il presidente Zine el-Abidine Ben Ali, non sono finiti i problemi, anzi la vita è diventata più difficile, spiega. Se a livello di diritti in Costituzione passi in avanti non sono mancati, l’economia, afferma, è in grave difficoltà: alta inflazione, disoccupazione in crescita, svalutazione della moneta e crisi dell’import. E a pagare il prezzo più alto sono i giovani e il sud del Paese già povero, nonostante proprio da quel sud oggi dimenticato, sette anni fa, sia iniziata la Rivoluzione. “I giovani sono il 60%” racconta l’arcivescovo “ed è impressionante vederli sempre nei bar, senza nulla da fare”.
Il popolo vuole la democrazia non la violenza
“Il popolo reclama diritti e lo fa pacificamente, ma infiltrazioni di criminali creano disordine e distruzione e danno del Paese un’immagine sbagliata”. Secondo mons Antoniazzi c’è solo sete di democrazia, ma purtroppo non si sa cosa essa sia in concreto:”Io credo che la politica nel suo cammino di democratizzazione in corso da sette anni, stia oggi passando una sorta di crisi dell’adolescenza: la democrazia non è un dono o un’imposizione, ma è il frutto di un lungo cammino che qui ancora non abbiamo fatto. Mancano leader che dicano cosa è la democrazia e come realizzarla”.
La Chiesa è ascoltata e rispettata
La Tunisia ha bisogno di pace e stabilità specie dal punto di vista economico. E per accompagnare il progresso di maturazione politico e sociale, la Chiesa, spiega l'arcivescovo, può oggi molto più che in passato. Mons Antoniazzi parla di una Chiesa ascoltata e rispettata per i valori di cui si fa voce, nonostante resti una Chiesa "fragile": “Siamo visti come un’istituzione che può dare speranza, fiducia, può indicare il cammino giusto”. Dal canto suo mons Antoniazzi ribadisce anche di essere ormai tutt’uno col popolo tunisino e di accoglierne e condividerne gioie e dolori: “il nostro compito è indicare una via che porti alla democrazia vera, anche aiutando la gente che ha fame e che non può essere abbandonata alla violenza".
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