Acli al ghetto di Roma per tramandare "Memoria e speranza"
Marco Guerra – Città del Vaticano
Tramandare la memoria, conoscere il patrimonio della cultura ebraica e rinsaldare il dialogo interreligioso. Con questi obiettivi si è tenuta oggi, giovedì 1 febbraio, l'iniziativa "Memoria e Speranza" promossa dalle Acli di Roma e provincia in collaborazione con la Comunità Ebraica di Roma. L’evento è stato realizzato a chiusura della Giornata della Memoria 2018 per non dimenticare la Shoah.
Anche la città di Roma ha infatti pagato un alto tributo alla persecuzione nazista. Il 16 ottobre del 1943 alle 5.15 del mattino le SS invasero le strade del Portico d'Ottavia e rastrellarono 1024 persone, tra cui oltre 200 bambini. Solo 16 di loro sopravvissero all'orrore dei campi di concentramento.
L'idea di fondo è quella di tramandare la memoria e favorire la speranza attraverso la cultura, l'incontro e la reciproca conoscenza con una vera e propria "full-immersion" a partire dai luoghi più significativi del mondo ebraico romano con la visita al Tempio Maggiore e al Museo Ebraico di Roma.
L'impegno delle Acli per trasmettere la memoria
Oltre 50 aclisti sono stati accompagnati da Lidia Borzì, presidente della Acli di Roma e provincia, che ha parlato di questa “occasione per conoscere da vicino la cultura, la tradizione della comunità ebraica di Roma che è la più antica d’Europa, con una storia di oltre duemila anni”. La Borzì ha inoltre evidenziato l’importanza di “fare memoria affinché possa essere veramente un monito, perché tragedie di questa gravità non accadano più”.
Presupposto per la pace e la convivenza è dunque la conoscenza. Ma approcciarsi alla cultura ebraica significa anche approfondire le radici comuni della cultura giudaico-cristiana che permea tutto l’Occidente e non di meno la società italiana. E in quest’ottica rientra anche la passeggiata che si è tenuta per le suggestive vie del quartiere ebraico con la scoperta anche della grande tradizione culinaria "Kasher".
Un lavoro di rete che parte dalle origini comuni
“La cultura ebraica e quella cristiana hanno una base comune - aggiunge Borzì - e vanno, proprio per questo, coltivate, cosciute, perché sono una grande ricchezza. Questa è una parte della nostra città, della nostra cultura e una parte significativa del nostro Paese”. “D’altra parte – evidenzia ancora Borzì - senza un attento e consapevole sguardo al passato, non si può pensare al futuro con speranza e fiducia”.
Della stessa opinione Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma, che ha accolto la delegazione delle Acli, parlando di “un reciproco impegno e un reciproco monito per il superamento dei pregiudizi”. Puntare su ciò che unisce è quindi la strada indicata da Dureghello: “Le nostri origini comuni la nostra storia comune sono per molti un passato sconosciuto, ma chi opera per il bene di questa di Roma e dei romani non può non conoscere anche questa realtà”. Dureghello ritiene quindi che “il lavoro di rete” portato avanti tra le Acli e la Comunità Ebraica può essere da esempio per tante anche attività necessarie per questa città”.
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