L’Isis rivendica l’attacco a una chiesa ortodossa nel Daghestan
L'Isis ha rivendicato l'attacco di ieri a una chiesa ortodossa nella repubblica russa del Daghestan, nel quale sono rimaste uccise cinque donne. L’attentato è avvenuto nella cittadina di Kizlyar durante la celebrazione della festività ortodossa di Maslenitsa che in Russia, Ucraina e Bielorussia si svolge nella settimana immediatamente precedente la Quaresima.
Il killer un cittadino di Kizlyar
Testimoni oculari hanno riferito che il killer era appostato con un fucile da caccia e sparava a tutti coloro che uscivano dalla chiesa ma fortunatamente la maggioranza è riuscita a rientrare in chiesa al coperto. Questo ha dato modo alle guardie sul posto di intervenire e eliminare il killer, identificato come un cittadino sempre di Kizlyar poco più che ventenne.
Morte cinque donne. Il killer ucciso dagli agenti russi
Il ministero regionale degli Interni ha dichiarato che l'uomo ha usato un fucile da caccia e che quattro donne sono state uccise sul posto, mentre l'aggressore è stato "eliminato". Una quinta donna è morta poi in ospedale per le ferite riportate, secondo il ministero della Sanita'. Nell’attacco feriti anche due agenti russi.
Il dolore e la preoccupazione del patriarca Kirill
Il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia ha espresso dolore e piena vicinanza alle famiglie delle vittime uccise nell'attacco di ieri. In una dichiarazione rilasciata dal sacerdote Alexander Volkov, portavoce del patriarca, e rilanciata da Interfax-religion, il patriarca Kirill si dice "profondamente scioccato dall’attacco sanguinoso avvenuto vicino ad una chiesa a Kizlyar. Offre le sue più sincere condoglianze ai parenti e ai familiari di coloro che sono stati uccisi per mano di un assassino e sta pregando per il riposo delle loro anime”. Il Patriarca parla di un “crimine mostruoso” sottolineando che questo attacco è avvenuto alla vigilia della Grande Quaresima e come una provocazione mirata a fomentare la discordia tra ortodossi e musulmani che hanno sempre vissuto in pace nel Caucaso per secoli. La Chiesa ortodossa russa esprime pertanto preoccupazione per quanto accaduto e chiede di aprire una inchiesta.
La presenza dell'Isis nella regione
La repubblica del Dagestan, confinante con la Cecenia, è una delle regioni più povere e turbolente della Russia. Numerosi ribelli sono fuggiti in Siria per unirsi ai militanti del sedicente Stato islamico. Nel 2015 l’Isis ha annunciato di aver creato nella regione una “provincia caucasica” del suo gruppo fondamentalista.
“Il sedicente Stato Islamico – spiega al microfono di Paola Simonetti, Riccardo Mario Cucciolla, esperto di spazio post-sovietico e docente di Storia contemporanea all’Università Luiss - si innesta nel Paese, nell’ambito di una storia che affonda le radici nella guerra di indipendenza del Caucaso settentrionale e poi con le due guerre in Cecenia negli anni ’90-2000”. Ma terreno fertile, secondo Cucciolla, è anche la marginalizzazione e la povertà della regione, che conducono i giovani a trovare appartenenza anche nell’estremismo religioso”.
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