Italia. Biotestamento: tutti i dubbi di una legge
Federico Piana - Città del Vaticano
La legge sul fine vita è entrata in vigore in Italia ieri. E il professor Massimo Gandolfini, neurochirurgo e portavoce del Family Day che si era battuto fino allo stremo per impedirne l’approvazione, non nasconde il dolore profondo. La prostrazione di chi, insieme ad altre organizzazioni pro-vita e migliaia di semplici cattolici, sa di aver perso una battaglia ma non certo la guerra. “Guardi - assicura con voce ferma - questa normativa non è favorevole ai malati, anzi. Avrà l’effetto di spingere i medici a ricorrere più spesso alla medicina difensiva e aumenterà la tendenza all’abbandono dei pazienti, soprattutto quelli con grandi problematicità” In sostanza i più deboli, i più indifesi.
Obiezione di coscienza quasi impossibile per i medici
Il medico non potrà percorrere, formalmente, neanche la strada dell’obiezione di coscienza. La legge non lo prevede. Altro nodo che stringe alla gola, e all’anima Gandolfini: “Una piccola scappatoia c’è. Ma molto stretta. Si afferma con forza, invece, che la struttura deve obbligatoriamente eseguire le indicazioni del paziente. Un passaggio pericolosissimo sia per il singolo medico che per quelle aziende sanitarie imbevute dei valori cattolici”.
In molti comuni mancano i registri. Quello nazionale ancora non c’è
Nel giorno in cui in provvedimento entra a pieno regime in molti comuni, forse la maggioranza, mancano i registri ed è assente quello nazionale. “E’ assurdo – interviene Gandolfini -. Il buon senso è stato mandato in pensione. Come farà, per esempio, il Pronto soccorso di Foggia a sapere se il signor Rossi di Torino, il quale ha avuto un incidente proprio nella cittadina pugliese e che ora si trova in coma, ha scritto le sue disposizioni e quale indicazioni contengono? Come dovranno comportarsi i medici? Dovranno lasciarlo morire o tentare di salvarlo, magari andando contro le sue volontà? ” E’ la via italiana all’eutanasia, taglia corto.
Il pericolo nascosto: più difficile salvare in caso di emergenza
C’è un’altra questione scottante che turba i medici cattolici, Gandolfini la riassume così: “Il fatto di poter rifiutare la rianimazione cardio-polmonare. Si provi a pensare a tutti i ragazzi vittime di incidenti stradali. Fino a ieri si potevano salvare intubandoli ed operandoli con velocità ma ora tutto diventa più incerto e rischioso per via di disposizioni magari scritte tra anni prima in condizioni totalmente diverse. Hanno contrabbandato questa legge come una legge a favore dei malati ma in realtà si ritorce contro di essi. Secondo tutte le statistiche mondiali, nei Paesi dove è stata applicata una norma simile il tasso di mortalità in fase acuta è aumentato”.
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