Elio Pecora: la scrittura è una libertà che va oltre le sbarre del carcere
Marina Tomarro - Città del Vaticano
Racconti che nascono da esperienze realmente vissute e che vogliono narrarne la drammaticità ma anche la grande voglia di rinascita e di credere ancora che la vita può offrire una seconda possibilità. Questa è la motivazione, secondo il poeta Elio Pecora - presidente della giuria del Premio Goliada Sapienza - del primo concorso letterario dedicato ai detenuti e che ha portato molti di loro a mettersi in gioco attraverso la scrittura.
Nei racconti, dolore ma anche speranza
“Questi racconti – spiega il presidente Pecora - ci parlano di vite molto travagliate, passate attraverso vicende dolorose, dove non sempre c’è stata una possibile libertà di scelta. E questa libertà, invece, si è rivelata loro attraverso la scrittura”. Anche la premiazione che si svolgerà il prossimo 10 maggio al Salone del Libro di Torino, assume un grande significato per i detenuti: “Per loro - continua il poeta - vuol dire far arrivare pensieri e parole oltre le sbarre, per raccontare cosa può portare un uomo a vivere determinate vicende e a fare certe scelte sbagliate”.
La forza della narrazione
La narrazione, dunque, diventa simbolo di una libertà al momento perduta. “La scrittura - conclude Pecora - va oltre tutti i cancelli e i confini. È un 'altrove' il segno di quella libertà interiore che nessun carcere può impedire”.
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