Cinzia Tani: con i detenuti un rapporto particolare
Roberta Barbi – Città del Vaticano
“Io sono fatta così: con qualunque mio studente cerco di instaurare un rapporto personale e in genere ci riesco…”. Parola di Cinzia Tani, scrittore editor del premio Goliarda Sapienza che quest’anno ha seguito i 60 detenuti partecipanti per tutto il percorso delle lezioni di scrittura creativa conducendoli quasi per mano verso la fase finale del concorso. “Ma sono stata anche in giuria a volte”, precisa. E lei è davvero una di quelle presenze fisse e rassicuranti che questa prestigiosa e utile iniziativa l’hanno vista crescere come un figlio, negli ultimi sette anni: “Ci sono sempre stati i detenuti che scrivono bene, e infatti qualcuno non è alla prima partecipazione – spiega – con altri, invece, devi tenere un profilo molto basso perché ci sono molti stranieri che parlano l’italiano poco e male e alcuni connazionali che non sono andati oltre la quinta elementare”.
Un minuzioso lavoro di correzione
“La correzione è stata la parte più complicata del lavoro perché bisogna stare ai tempi del carcere – racconta Tani – ai partecipanti le mie osservazioni arrivavano una volta a settimana, mentre loro, magari, erano già andati avanti a scrivere altre parti del racconto e quindi, poi, diventava tutto più difficile”. All’inizio, inoltre, i racconti da rivedere erano 60 e molti detenuti, che si erano appassionati in particolar modo alla scrittura, mandavano pagine e pagine di storie: “È comprensibile, in fondo ognuno sul foglio bianco imprimeva la propria vita”.
I grandi della letteratura affezionati ai detenuti
Secondo lo scrittore editor, comunque, uno dei frutti più fecondi del concorso è vedere con quanta passione i grandi della letteratura coinvolti anno dopo anno si affezionino al progetto: “Molti instaurano un rapporto strettissimo con i detenuti, addirittura li vanno a trovare anche in seguito”. E quest’anno è toccato proprio a Tani presentare gli scrittori tutor, uno dopo l’altro, nelle 15 lezioni del corso: “Ogni incontro durava due ore; nella prima correggevo i racconti e facevo le mie osservazioni; nella seconda intervistavo gli autori che quest’anno hanno collaborato con noi. Tutti hanno lasciato qualcosa di sé, non solo sulla tecnica, ma anche della propria esperienza, della propria ispirazione, della propria vita”.
Goliarda Sapienza: chi era costei?
“Tutti nelle carceri in cui entriamo virtualmente sanno chi è la scrittrice detenuta perché l’organizzatrice del Premio lo spiega al primo incontro – aggiunge Tani – ma pochi hanno letto qualcosa di lei”. Molti, però, i reclusi che passano molto tempo a leggere in carcere: “In realtà so che ce ne sono alcuni che escono tra poco: ecco, a tutti loro voglio consigliare di non abbandonare né la scrittura né la lettura. Oggi ci sono molti concorsi in rete: partecipate, vincete e createvi il vostro curriculum; molte piccole case editrici sono interessate ad autori emergenti e li cercano nel web”.
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