Elezioni legislative in Salvador, un Paese fortemente polarizzato
Giancarlo La Vella - Città del Vaticano
Il Salvador oggi, domenica 4 marzo, è chiamato alle urne per le elezioni legislative e municipali. Dal 1980 al 1992 il Paese è stato dilaniato dalla guerra civile, costata circa 70 mila morti e che ha provocato un milione di profughi dentro e oltre le sue frontiere. In quella situazione drammatica l’arcivescovo di San Salvador, mons. Oscar Romero, il 24 marzo 1980 fu trucidato, dopo le sue numerose denunce delle violenze compiute dalla dittatura militare.
Il Salvador cerca di guardare avanti
E oggi il Paese latino-americano cerca di voltare pagina sulle ferite del conflitto grazie a una democrazia fondata sul bipartitismo tra le forze conservatrici di Arena, Alianza Republicana Nacionalista, e il partito erede della guerriglia, Fmln, Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional, quest’ultimo attualmente alla guida del governo con il presidente, Salvador Sánchez Cerén.
Molte ancora le emergenze sociali
Oggi il Salvador è un Paese diverso, ma alle prese con serie emergenze sociali e ancora poverissimo. Lo conferma, raggiunto telefonicamente in Salvador, don Alberto Vitali, responsabile della pastorale per i migranti di Milano. In un Paese molto polarizzato - afferma padre Vitali - la Chiesa ricopre un ruolo decisivo, perchè punto di riferimento in particolare per le persone più povere. Importante poi la figura e l'esempio di mons. Romero diventato oggi richiamo all'impegno di riappacificazione tra la gente.
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