Islanda: no di ebrei, cristiani, musulmani a proibizione circoncisione
Se la proposta venisse convertita in legge, i genitori potrebbero essere condannati fino a sei anni di carcere nel caso in cui eseguano una circoncisione religiosa su un bambino di sesso maschile. Questa iniziativa non sarebbe solo una violazione del diritto umano fondamentale della libertà di religione o di credo, ma sarebbe anche percepita come un segnale che le persone con un retroterra ebraico o musulmano non sono più benvenute sull'isola.
Pratica religiosa di ebraismo, islam e alcune Chiese ortodosse
La circoncisione è stata praticata per migliaia di anni da comunità religiose in tutto lo spettro della fede; è una caratteristica fondamentale della pratica religiosa sia nel giudaismo che nell'islam, nonché in alcune tradizioni cristiane, come quelle della Chiesa ortodossa etiope e della Chiesa ortodossa eritrea. La circoncisione non è una cerimonia opzionale, al contrario è al cuore della pratica religiosa. È con questo particolare rito religioso, che fornisce loro un segno dell'alleanza di Dio con l'umanità, che i bambini maschi sono accolti nella loro religione. Per queste comunità, si tratta di un'espressione integrale della fede.
La circoncisione deve essere praticata legalmente
"È importante che la circoncisione sia praticata legalmente, in un ambiente appropriato e sicuro dal punto di vista medico, in modo che la salute del bambino non sia messa in pericolo", afferma il presidente della Conferenza delle Chiese europee, Cec, il vescovo Christopher Hill, il quale prosegue: "Non dobbiamo dimenticare che il diritto di appartenere e di essere educati nella tradizione religiosa della propria famiglia è riconosciuto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Minori (art. 1, 14 e 29)". Richiama inoltre l'attenzione sul fatto che la circoncisione è una procedura medica standard di ispirazione laica in diversi paesi - con linee guida mediche consolidate - che può anche recare beneficio. Pertanto, non si può sostenere che l'intervento equivalga a una violazione inaccettabile dell'integrità fisica. Pertanto, una tale limitazione della libertà di religione o di credo non può essere giustificata da ragioni oggettive.
La Chiesa cattolica difende i diritti dei bambini
Il card. Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (Ccee), ha anche ricordato che "la Chiesa cattolica è particolarmente impegnata a difendere i diritti dei bambini, che includono anche il diritto-dovere della famiglia di educare i propri figli secondo le proprie convinzioni religiose. Questa iniziativa va contro la libertà religiosa e i principi democratici propri di una società civile".
Una proposta contro la comunità ebraica e islamica
"Proibire la circoncisione in un dato Paese equivale al fatto che quello stesso Paese dichiari pubblicamente che nessuna comunità ebraica è più benvenuta sul suo territorio", afferma Albert Guigui, rabbino capo di Bruxelles e rappresentante permanente della Conferenza dei Rabbini Europei presso le istituzioni europee. Il capo Imam Razawi dell’associazione scozzese Ahlul Bayt afferma anche che "vietare un rito religioso in questo modo equivarrebbe a vietare la pratica della fede per i musulmani".
Una legge contro la circoncisione mette al bando ebraismo e islam
Le organizzazioni cristiane, ebraiche e musulmane concordano nell’affermare che il divieto di circoncisione in Islanda equivarrebbe a mettere al bando due religioni diffuse in tutto il mondo, l'ebraismo e l'islam, e i loro aderenti. Questa legge creerebbe un'immagine xenofobica dell'Islanda in un mondo religiosamente e culturalmente diversificato. Se questa proposta dovesse passare, rischierebbe di ispirare iniziative analoghe in altri paesi europei e oltre.
Rischio di alimentare antisemitismo e islamofobia
In un clima di crescente antisemitismo e islamofobia, questo potrebbe incoraggiare simili tendenze altrove, aumentando la pressione su comunità spesso già vulnerabili. Le organizzazioni sottolineano che si riferiscono soltanto alla circoncisione maschile. Questo rito religioso obbligatorio non deve essere confuso con la crudele pratica della mutilazione genitale femminile che costituisce un attacco all'integrità corporale delle donne, violando i loro diritti umani fondamentali e la loro dignità.
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