2018-03-24 Nadia Terranova 2018-03-24 Nadia Terranova 

Nadia Terranova: in carcere grande bisogno di letteratura

La nota scrittrice di libri per ragazzi è quest’anno tra i giurati del Premio letterario Goliarda Sapienza, ma non disdegnerebbe, in futuro, ricoprire il ruolo di tutor: “Un’esperienza forte e molto importante”

Roberta Barbi – Città del Vaticano

In carcere ha notato “un grande bisogno di letteratura”: sia quella degli altri, e quindi da leggere; sia la propria, quella da scrivere, che permette di trasformare con la fantasia l’autobiografia in un racconto. È così che Nadia Terranova, autrice di storie per ragazzi e non solo, sta vivendo la propria esperienza da membro della giuria degli esperti per l’attuale edizione di Goliarda Sapienza: “Ho lavorato in solitudine e votato il mio racconto preferito – spiega – ma è stato difficilissimo scegliere, ho dovuto dormirci su qualche notte”.

“In carcere ho trovato un concentrato esplosivo di umanità”

A emozionarla, nelle parole dei detenuti partecipanti, “il modo in cui le vite diventavano storie, ma è un qualcosa che mi colpisce sempre, come si riesca a fare della propria esistenza letteratura”. Autenticità, dunque, la ricetta vincente, e non potrebbe essere altrimenti all’interno di un contesto come quello carcerario: “Un luogo troppo spesso dimenticato, oppure evocato senza cognizione di causa – è il suo pensiero – dove invece si trova un concentrato esplosivo di umanità”.

Quando si scrive non si può fingere

Non ha esitato un attimo quando le hanno proposto di entrare in giuria: “Fare qualcosa per i detenuti lo ritengo un dovere civile – afferma – le persone che stanno dentro devono restare in contatto con il mondo di fuori”. Chissà, in futuro potrebbe anche fare il tutor, d’altronde non le manca l’esperienza da insegnante di scrittura creativa: “Mi piacerebbe, ma mi chiederei continuamente se sono all’altezza – rivela – quando si insegna, come quando si scrive, non si può fingere, e tantomeno si può fingere in carcere”.

Non si diventa scrittori con un solo racconto

Non si sbottona su come stanno andando le valutazioni dei giudici, ma è convinta che l’esperienza di Goliarda Sapienza faccia bene ai reclusi: “È importante vedere la propria esperienza scritta su un foglio, farla leggere; è sempre un bene per uno scrittore che qualcuno maneggi il suo materiale incandescente”. D’altronde, però, non si diventa scrittori dopo aver scritto un solo racconto: “Al vincitore consiglio di continuare a scrivere e proporre i propri racconti – raccomanda – oppure di metterli da parte e iniziare un romanzo, meglio se non direttamente connesso con la realtà del carcere, che nella storia può entrare anche dalla porta posteriore”. 

Ascolta l'intervista a Nadia Terranova

 

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30 marzo 2018, 09:14