Restaurata la Resurrezione di Piero della Francesca a Sansepolcro

In vista dell'ormai vicina solennità della Pasqua è stato presentato a Sansepolcro il restauro della Resurrezione di Piero della Francesca. Grazie alla professionalità degli esperti dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze e della Soprintendenza di Arezzo l'affresco, capolavoro indiscusso del Rinascimento, ha recuperato i colori e la trasparenza voluti dal pittore. Significative le scoperte dagli studi sugli archivi realizzati in occasione dell'intervento conservativo.

Paolo Ondarza - Città del Vaticano 

Dopo tre anni di attento e paziente lavoro gli specialisti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e della Soprintendenza di Arezzo sono oggi in grado di restituire alla collettività la “Resurrezione”, il celebre affresco capolavoro di Piero della Francesca conservato nel Museo Civico di Sansepolcro, un tempo Palazzo del Governo, ripulito dai materiali sovrapposti nel tempo che ne compromettevano la leggibilità. L’intervento di restauro ha assicurato la conservazione per il futuro di un’opera simbolo del Rinascimento, celebrazione della vittoria di Cristo, luce del mondo, sulla morte . 

Recuperate trasparenza dei colori e luce originali

Cecilia Frosinini, storica dell’arte dell’Opificio delle Pietre Dure, ha diretto il restauro: “Finalmente un affresco rinascimentale. Ha recuperato quella splendida trasparenza dei colori che è tipica della bellissima tecnica di cui ci parlano Cennino Cennini, Vasari e che faceva anche inginocchiare Michelangelo, il quale si rifiutò di dipingere ad olio la Cappella Sistina, proprio perché niente come l’affresco avrebbe potuto restituire le trasparenze: è la capacità del genio dell’artista quella di far arrivare la luce dal retro. Si sfrutta il candore dell’intonaco per suggerire una luce diffusa, non solo quella frontale che illumina le figure, ma una luce che viene dall’interno. “

Un cantiere aperto

Il restauro è stato un cantiere aperto. Fin dai suoi inizi, nel marzo 2015, infatti l’affresco è sempre rimasto visibile al pubblico. “Se si sfoglia l’album dei visitatori del museo di San Sepolcro - racconta - si leggono in tante lingue del mondo, parole di apprezzamento per il fatto che il restauro non oscurava la visione di quest’opera”.

Grande professionalità dei restauratori

Alta la responsabilità a cui i restauratori sono stati chiamati nel mettere mano ad un capolavoro senza eguali: “Essere di fronte ad una delle opere più importanti dell’umanità – confida Frosinini -fa tremare i polsi. La nostra “difesa” come restauratori è cercare di entrare dentro a tutti gli aspetti tecnici dell’opera. E’ un’operazione intellettuale prima che materiale e manuale. Tutto questo lavoro di cucire insieme dati scientifici e storici è veramente il grande patrimonio che ci assicurano le figure dei restauratori, patrimonio che l'Italia possede”

Ipotizzata una nuova datazione dell'opera

L’intervento conservativo portato a termine ha una duplice importanza sia sul piano della tecnica che della ricerca storico-artistica. Tante le sorprese venute alla luce: innanzitutto la conferma che l’affresco sia stato strappato dalla parete di un ignoto palazzo, per essere poi collocato dove oggi lo ammiriamo; novità anche in merito alla datazione, in passato collocata tra 1440 e il 1465: sulla base di nuovi studi d’archivio condotti durante i lavori si è ipotizzato di posticiparla al 1470. “Studiando le vicissitudini storiche e istituzionali della città – spiega la direttrice dei lavori - è stato possibile ipotizzare una data più avanzata, collocando l’opera ai tempi dei tentativi della signoria di Firenze d rendere una autonomia alla città di Sansepolcro istituendo un gonfaloniere di giustizia nativo della città di Sansepolcro e assicurando così una “resurrezione” a quelli che erano gli ordinamenti repubblicani della città”.

Un opera dal duplice significato,  spirituale e civico

Rappresentazione del cuore dell’annuncio cristiano, la Pasqua, ma non solo: la Resurrezione di Piero ha anche un profondo significato civico divenendo simbolo di Sansepolcro, città fondata, secondo la leggenda, sulle reliquie del Santo Sepolcro portate in Italia da due pellegrini di ritorno dalla Terra Santa. “E’ un’opera – racconta in proposito Cecilia Frosinini - che parla a tantissimi livelli. E’ incredibile e bellissimo vedere come all’epoca non fosse neanche così forte la distinzione tra l’aspetto religioso e l’aspetto civico, ma i due facessero parte di una concezione di unità dell’uomo – spirito e corpo, vita spirituale e civica – come è straordinario il paesaggio alle spalle del Cristo: da una parte l’albero spoglio e dall’altra l’albero verdeggiante (passaggio dalla vita alla morte). Il Cristo è fortemente uomo, definito da Roberto Longhi un contadino in veste di Cristo e con uno sguardo indimenticabile che è un appello alla nostra umanità”.

La spiritualità di Piero della Francesca

Nell’affresco Piero si ritrae tra i soldati addormentati alla base del sepolcro, nell’unica figura frontale. Questa “partecipazione” quasi fisica alla Resurrezione da parte dell’artista non rappresenta solo una firma, ma è anche esplicitazione di una sua appartenenza civica e religiosa: “Ho sempre pensato a Piero come ad un personaggio dedito alla sua pittura in senso religioso. Della sua vita sappiamo poco, tutte le notizie sono legate alla sua dedizione alla città di Sansepolcro. Non abbiamo notizie della sua famiglia, ne personali, ma la sua opera ci restituisce un mondo che sembra guardare “aldilà”. Questo mi ha sempre fatto pensare Piero: ad una dedizione quasi monacale nei confronti del suo impegno artistico”.

Ascolta il servizio sul restauro della Resurrezione di Piero della Francesca con l'intervista a Cecilia Frosinini

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Il restauro della Resurrezione di Piero della Francesca a Sansepolcro
23 marzo 2018, 15:00