La lotta di Alfie contro la cultura dello scarto: nuovo no dei giudici
Sergio Centofanti - Città del Vaticano
La grande mobilitazione per il piccolo Alfie non ha scalfito minimamente chi si trova ad avere il potere di decidere della sua vita. La Corte d'Appello britannica ha respinto in serata il nuovo ricorso dei genitori che chiedevano di trasferire il figlio in Italia. Il bimbo, che soffre di una malattia neuro-degenerativa ancora sconosciuta e che il prossimo 9 maggio potrebbe compiere due anni, inaspettatamente sta respirando da solo dalle 23.17 di lunedì. Dopo il distacco del ventilatore, i medici dell’Alder Hey Hospital di Liverpool, visto che il piccolo continuava a vivere, sono stati costretti dopo alcune ore a idratarlo nuovamente.
Ripristinata nutrizione dopo 36 ore
Dopo ben 36 ore i medici si sono decisi anche a ripristinare il nutrimento, ha annunciato il papà. "Alfie - ha detto Thomas Evans - resiste ancora bene come può. Sta lottando e continua a non soffrire, non ha apnee né dà segno di provare dolore. Al momento sta dimostrando che i dottori e i tribunali si sbagliavano. Ci era stato detto che non sarebbe durato 5 minuti e invece sono 36 ore che siamo sulla breccia". Nel pomeriggio ha poi affermato che il figlio ha avuto un nuovo attacco, è diventato pallido, ma che "poi è tornato e si è stabilizzato". “Finché lui non molla - aggiunge - anche noi non molliamo”. Una zia del piccolo ha lanciato un appello a trovare respiratori portatili.
I medici vogliono togliere la maschera per l'ossigeno
Al momento - secondo una notizia riportata dalla Steadfast onlus - Alfie viene ventilato con una maschera ad ossigeno autorizzata dal sistema nazionale sanitario inglese. La mascherina è stata fornita privatamente ai genitori da medici esterni all'Alder Hey in quanto l'ospedale non vuole fornirla. L'Alder Hey ha manifestato l'intenzione di volerla togliere in quanto non è un ausilio appartenente all'ospedale stesso ma non intende poi sostituirla dandone una identica.
La testimonianza di don Gabriele
"Alfie sta bene. Ieri stava molto meglio, oggi un pochino meno. Ma bisogna considerare che è stanco poiché non è stato alimentato per varie ore" ha detto don Gabriele Brusco in un'intervista al Tg2000. Don Gabriele è il sacerdote italiano che ha accompagnato e assistito in questi giorni la famiglia del bimbo. "Quando è stato disintubato - ha aggiunto don Gabriele - praticamente Alfie doveva morire. Avevano 6 ore di tempo nel sistema inglese per farlo morire. E lui non è morto. Per questo sono stati obbligati a ridargli l'alimentazione e l'acqua. Ora Alfie sta bene ma è debole poiché non è stato abituato a respirare da solo per vari mesi perché attaccato al respiratore artificiale. Si sta riallenando a respirare". "I genitori - ha proseguito don Gabriele - molte volte vogliono che metta una mano sulla testa del bimbo e mi chiedono di pregare per lui. Appena entrato nel reparto di rianimazione, dove possono accedervi solo poche persone, in alcuni giorni mi sono trovato davanti 10-15 poliziotti nel corridoio e anche dentro il piccolo reparto dove c'è la sua stanza. Qui ci sono tanti orsacchiotti, croci e rosari. Prima c'era anche un divano che è stato tolto e stanotte il papà Thomas ha dovuto dormire per terra nella stanza".
Uno Stato che decide il nostro "miglior interesse"
Nel pomeriggio si è svolta una nuova udienza presso la Corte d'Appello: in serata è arrivata la sentenza dei giudici che hanno respinto l’ennesimo ricorso presentato dai genitori del bimbo contro il no al suo trasferimento in Italia, fondandolo anche sulla libertà di movimento garantita dalla Convenzione europea dei diritti umani. Forse potrebbero permettergli di tornare a casa: ma il piccolo non andrà all’estero. Un legale degli Evans aveva chiesto un ripensamento da parte dei giudici sulla base delle novità delle ultime ore: il fatto che Alfie stia sopravvivendo al distacco delle macchine e la concessione della cittadinanza italiana. Un giudice ha sottolineato che "l'unico fattore determinante è il miglior interesse di Alfie". E ha aggiunto: "Quali diritti hanno gli altri, in particolare i genitori, rientrano in una categoria sussidiaria". Non ha spiegato però perché uno Stato si arroghi il diritto di decidere quale sia il "miglior interesse" altrui, anche contro il parere di genitori che vogliono solo assistere il proprio figlio fino alla morte naturale. Genitori sostenuti da una vastissima mobilitazione internazionale che non comprende i motivi di tanta ostinazione, vista la disponibilità dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma ad accollarsi tutti i costi di questo trasferimento e visto anche l’impegno di un governo che ha concesso la cittadinanza, quella italiana, ad Alfie. A un certo punto un legale degli Evans ha esclamato: "Non lasciate morire Alfie di fame! Che razza di Paese stiamo diventando?". Sui social, intanto, in particolare sulla pagina facebook dell’ospedale di Liverpool, sono tantissimi i post che accusano duramente sanitari e giudici: a molti appare disumano chi, giudicando disumana la condizione di Alfie, ne decreta con fredda sentenza la morte pensando di fargli un favore.
Il messaggio del piccolo Alfie ai potenti della terra
Alfie sta assurgendo in questi giorni a simbolo di quella cultura dello scarto denunciata così fortemente da Papa Francesco: un bimbo senza voce, diventato voce di milioni di innocenti che non hanno voce. A suo favore è intervenuto più volte il Papa, chiedendo di fare il possibile e l’impossibile per portarlo a Roma: ricordiamo due tweet, l’ultimo il 23 aprile scorso, il Regina Coeli del 15 aprile, l’incontro con Thomas Evans il 18 aprile e l’appello all’udienza generale di quello stesso mercoledì. Eppure, questo bambino, la cui vita è considerata inutile da alcuni, ha mosso i cuori di migliaia di persone e sta dicendo qualcosa di importante a tutti noi, qualcosa di essenziale sulla vita stessa. Vengono in mente le parole del Papa nella Messa sul Sagrato della Chiesa di San Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo il 17 marzo scorso:
“Nell’ammalato si trova Gesù, e nella cura amorevole di chi si china sulle ferite del prossimo c’è la via per incontrare Gesù. Chi si prende cura dei piccoli sta dalla parte di Dio e vince la cultura dello scarto, che, al contrario, predilige i potenti e reputa inutili i poveri. Chi preferisce i piccoli proclama una profezia di vita contro i profeti di morte di ogni tempo, anche di oggi, che scartano la gente, scartano i bambini, gli anziani, perché non servono. Da bambino, alla scuola, ci insegnavano la storia degli spartani. A me sempre ha colpito quello che ci diceva la maestra, che quando nasceva un bambino o una bambina con malformazioni, lo portavano sulla cima del monte e lo buttavano giù, perché non ci fossero questi piccoli. Noi bambini dicevamo: ‘Ma quanta crudeltà!’. Fratelli e sorelle, noi facciamo lo stesso, con più crudeltà, con più scienza. Quello che non serve, quello che non produce va scartato. Questa è la cultura dello scarto, i piccoli non sono voluti oggi. E per questo Gesù è lasciato da parte”.
+++ aggiornamento alle 20.10 +++
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