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Il Papa e il card. Bèchara  Boutros Raï Il Papa e il card. Bèchara Boutros Raï 

Card. Béchara Raï: “Interessi muovono i venti di guerra”

Il patriarca maronita del Libano parla “alle coscienze” dei potenti del mondo per dire che non esiste alcuna “giustificazione” alla Siria. Il porporato racconta anche le drammatiche conseguenze del conflitto siriano in Libano e lo sforzo del clero per aiutare la popolazione colpita dalle violenze

Marco Guerra – Città del Vaticano

L’escalation militare in Siria preoccupa anche il confinante Libano, che già ospita un milione 750 mila profughi siriani. Il cardinale e patriarca maronita del Libano Béchara Boutros Raï  ha lanciato un nuovo appello per la pace alle potenze mondiali, affinché si trovi una soluzione politica del conflitto. Nell’intervista che ci ha rilasciato ha denunciato gli interessi che muovono i venti di guerra e ha ribadito che democrazia e pace non possono essere esportate con le armi. Parole forti del porporato anche nei confronti della comunità internazionale e dell’Onu.

R. - Noi facciamo appello a una soluzione diplomatica e politica. Basta distruzioni! Basta milioni e milioni di gente gettata per le strade del mondo. Noi dobbiamo sempre parlare alle coscienze per dire: “Non siamo d’accordo”, anche se loro non vogliono ascoltare.

Il Libano ha visto sulla sua pelle i danni della guerra e vede ancora molti profughi siriani sul suo territorio…

R. - Noi in Libano stiamo subendo tutte le conseguenze. Tutte le strade del Libano verso il mondo arabo sono bloccate dalla guerra in Siria. Tutto il nostro prodotto industriale e agricolo muore sul terreno libanese. Non abbiamo più nessun accesso in Siria, in Iraq, in Giordania e nei Paesi del Golfo, dove andava il nostro prodotto. Inoltre, questa guerra ha creato problemi politici in Libano e poi abbiamo un milione 750 mila profughi che vivono a spese dei libanesi. I libanesi emigrano. Già un terzo della popolazione libanese è sotto il livello della povertà e noi dobbiamo anche assistere i profughi siriani, noi siamo con loro, sono esseri umani però come fa il Libano a sostenere questo? Le grandi potenze e i Paesi dell’Occidente e dell’Europa fanno le guerre e noi dobbiamo subire le conseguenze? Non è possibile, non é ammissibile!

Russia e Iran dicono che l’attacco non resterà senza conseguenze. Temete un’escalation della guerra in tutte la regione?

R. - Purtroppo gli Stati Uniti, l’Iran, la Russia e tutti quelli che li sostengono dall’Europa e dall’Oriente, nessuno parla di pace. Questi sono avidi, sono affamati di guerra. Papa Francesco, io ricordo sempre le sue parole, ha detto che si tratta di un commercio di armi… hanno interessi di fare la guerra per vendere armi. E’ tutto lì. Per fare le riforme in Siria non è necessario distruggere tutta la Siria o per cambiare un presidente non occorre distruggere tutta la Siria e mandare nel mondo 6, 7 milioni di profughi… Purtroppo la coscienza è morta. Tutto questo a cui noi stiamo assistendo sono interessi regionali e internazionali. Il nostro dovere è fare sempre un appello per dire “no” alla guerra: non avete ragione, non avete nessuna giustificazione per fare la guerra. E’ una guerra che non ha nessun senso. Dicono che fanno la guerra per instaurare la democrazia in Siria, in Iraq… Allora, se volete la democrazia applicatela e ascoltate la gente cosa dice. Volete sapere qual è il destino di Assad? Lasciate il popolo siriano decidere! Non tocca a voi decidere chi sarà il Presidente in Siria, in Iraq, in Libano…  Lasciate decidere i popoli se volete applicare la democrazia. La democrazia non è solo parole: va applicata.

Non si può alimentare la guerra dando armi e soldi ai terroristi, quello che è stato fatto…

R. - Certo, io lo ripeto il Santo Padre lo ha detto, ed è stata la sua prima reazione sulla guerra in Siria. Lo ha detto nel suo stile semplice e diretto: “Si tratta di un commercio di armi”. Tutto il resto è polvere negli occhi per dire al mondo intero che stanno facendo qualcosa… Stanno distruggendo tutto!

Il ruolo delle chiese del Medio Oriente e dei cristiani quale può essere in questa crisi?

R. - Prima di tutto, stiamo denunciando la guerra, siamo contro. Secondo, stiamo facendo di tutto per mantenere il nostro popolo. Il nostro popolo deve mangiare, deve vivere. Noi, con quello che abbiamo fatto, resistiamo dove siamo. In Siria i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le istituzioni, sono rimaste ad Aleppo, questa città che è distrutta. Tutti sono rimasti lì per mantenere il popolo. Non sono fuggiti per aiutare la gente a rimanere… Ma chi può vivere sotto i bombardamenti tutti i giorni? Il nostro vescovo ad Aleppo dice che vivono sotto terra senza acqua e senza luce.

Lei si è rivolto alla comunità internazionale, alle coscienze delle potenze mondiali perché lavorino insieme…

R. - Purtroppo è così, l’Onu ha perso la sua ragion d’essere. Lo aveva già detto San Giovanni Paolo II. Aveva detto: “L’Onu sta perdendo la sua ragion d’essere”. E io dico: “Ha già perso la sua ragion d’essere”. Diventa strumento dei grandi per fare quello che vogliono. Coprono le loro azioni, con delle decisioni dell’Onu. Lo dico con molta amarezza.

Ascolta e scarica l'intervista al Patriarca Béchara Rai

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14 aprile 2018, 13:46