Caritas Internationalis contro gli investimenti inquinanti
Cecilia Seppia - Città del Vaticano
E’ ufficiale: anche Caritas Internationalis ha deciso di aderire alla campagna del “Global catholic climate movement”, che promuove il disinvestimento finanziario nei combustibili fossili, come petrolio, carbone e gas naturale. Per l’Earth Day 2018 si aggiungono inoltre banche tedesche con un bilancio di circa 7,5 miliardi di euro, industrie lussemburghesi, diocesi e aziende italiane come quella di Salerno. Un fenomeno che cresce e che ad oggi comprende circa 650 organizzazioni in tutto il mondo, sempre più convinte che oltre che dannosi e inquinanti, i combustibili fossili non siano più convenienti.
Fenomeno in crescita
“Proprio recentemente - spiega il prof. Alessandro Marangoni, docente alla Bocconi specializzato in strategia e corporate finance nei settori energetici e ambientali - Banca Generali ha annunciato ben due miliardi di disinvestimento dal carbone; il fondo sovrano Norvegese – e la Norvegia è il primo produttore di oil in Europa – ha previsto dismissioni per più di 35 miliardi di dollari nell’oil & gas - circa il 4% del loro portfolio - e lo stesso centro mondiale della finanza di New York ha annunciato che il proprio fondo pensione disinvestirà da questi settori”.
I cambiamenti climatici
Le fonti energetiche tradizionali sono infatti le principali responsabili del surriscaldamento della Terra cioè di quel cambiamento climatico che sta producendo mutamenti drammatici in diverse regioni del mondo, come la progressiva desertificazione della fascia subsahariana (Sahel), lo scioglimento dei ghiacciai, l’alterazione dei cicli stagionali. Fenomeno, quest’ultimo, che colpisce in primo luogo le popolazioni legate all’agricoltura e ha conseguenze diverse come la sovrappopolazione delle città, l’arrivo di nuove ondate migratorie, il verificarsi di carestie improvvise.
I poveri al centro
Si tratta di tematiche poste al centro dell’enciclica di Papa Francesco Laudato si' che, non a caso, ha dato ulteriore impulso all’iniziativa, come spiega il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas Internationalis. “I poveri – aggiunge il porporato - soffrono molto a causa della crisi climatica e i combustibili fossili sono i principali motori di questa ingiustizia. Perciò, Caritas Internationalis ha deciso di non investire più in queste forme di energia. Incoraggiamo le nostre organizzazioni associate ed altri gruppi ed istituzioni della Chiesa a fare lo stesso”.
Investire in rinnovabili
L’alternativa ai combustibili fossili, altamente inquinanti, ovviamente sono le energie rinnovabili – prosegue l’economista Marangoni - assicurando che oggi “con la transizione energetica, si sta assistendo ad un sorprendente allineamento tra obiettivi di tipo economico e obiettivi di tipo etico e sociale, perché il calo di costo delle tecnologie rinnovabili a fronte dei costi sociali e ambientali crescenti di quelle tradizionali, spinge gli operatori finanziari – notoriamente mossi più da ragioni di convenienza economica che da motivazioni etiche – nella direzione di investimenti che hanno anche ricadute sociali molto importanti”.
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