Alfie Evans, ancora un no al trasferimento in Italia
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Ancora un no, ed è il quinto, per il genitori del piccolo Alfie Evans, il bambino inglese di 23 mesi, affetto da una malattia neurodegenerativa per la quale non c'è diagnosi e che secondo i medici condurrebbe a morte certa. Ieri pomeriggio i giudici della Corte d’Appello hanno respinto la richiesta dei genitori di Alfie Tom Evans e Kate James, di 21 e 20 anni, di modificare la precedente decisione del tribunale e permettere alla coppia di lasciare con il piccolo l'Alder Hey Children's Hospital di Liverpool che lo ha in cura da luglio e trasferirlo all’estero, all'ospedale Bambino Gesù di Roma, disposto ad assisterlo ancora.
I genitori non si arrendono, pronto nuovo ricorso
I due giovani genitori non si sono ancora arresi alla decisione dei sanitari dell’ospedale di Liverpool, sostenuti dai giudici, di sospendere la ventilazione artificiale che tiene in vita Alfie, perché ritengono un accanimento “inclemente, ingiusto e inumano” ogni ulteriore tentativo di cura. E annunciano un nuovo ricorso alla Corte suprema, che ha però già dato un primo parere negativo.
Il giurista Vari: decisione molto grave
“ Si tratta di una decisione molto grave - commenta Filippo Vari, docente di diritto costituzionale all’Università europea di Roma e vicepresidente del Centro studi “Rosario Livatino” – perché abbiamo un bambino gravemente malato e ci sono ospedali seri, come il Bambin Gesù, che nel loro codice etico hanno anche il rifiuto dell’accanimento terapeutico, che sono disposti a farsi carico della sua assistenza, però ai genitori viene impedito di portare Alfie in questi ospedali sulla base di un presunto miglior interesse del bambino”.
“Il miglior interesse di Alfie non è quello di non essere curato”
La cosa veramente preoccupante, prosegue il giurista Vari, “è che questo presunto miglior interesse del bambino viene valutato in contrasto con quello che dicono i genitori, che hanno ancora la loro responsabilità verso il bambino e che hanno dimostrato di essere persone degne di fede, e poi si pone un alternativa non tra diverse cure da somministrare al bambino, ma si dice invece che, siccome il bambino potrebbe soffrire nel trasferimento in un altro ospedale, allora la soluzione migliore è quella di cessare le cure, con la conseguenza che poi il bambino morirà”.
“Si tratta anche del diritto di muoversi nell’Unione Europea”
I genitori di Alfie non hanno però perso tutte le speranze, commenta ancora Filippo Vari, perché “ci sono ancora una serie di strumenti legali. Hanno intenzione di appellare questa decisione ad una corte di ordine superiore, e c’è anche la possibilità di ritirare in gioco la Corte europea dei diritti del uomo (che ha espresso un primo parere sfavorevole ai genitori di Alfie, ndr). Perché in un caso che coinvolge in maniera così eclatante la libertà delle persone di muoversi sul territorio dell’Unione Europea per godere di cure diverse rispetto a quelle che sono fornite nel Regno Unito, finché questo continua a far parte dell’Unione Europea, probabilmente sarebbe opportuno, ma purtroppo questo non può essere fatto direttamente dai genitori del bambino, un coinvolgimento della Corte di giustizia dell’Unione Europea
L’ appello del Papa: rispettare la dignità del malato e la vita
Al termine del Regina Coeli di domenica, il Papa era tornato sul caso di Alfie, citando anche quello del paziente vegetativo francese Vincent Lambert, al quale l'ospedale di Reims dov'è ricoverato ha annunciato di voler staccare nutrizione e idratazione assistite. Francesco ha affidato entrambi alla preghiera di tutti, così come altre persone in diversi Paesi che “vivono, a volte da lungo tempo, in stato di grave infermità, assistite medicalmente per i bisogni primari”. “Sono situazioni delicate – ha detto il Pontefice – molto dolorose e complesse. Preghiamo perché ogni malato sia sempre rispettato nella sua dignità e curato in modo adatto alla sua condizione, con l’apporto concorde dei familiari, dei medici e degli altri operatori sanitari, con grande rispetto per la vita”. Il 4 aprile scorso il Papa in un tweet aveva chiesto di fare "tutto il necessario per continuare ad accompagnare con compassione il piccolo Alfie Evans" e di ascoltare "la profonda sofferenza dei suoi genitori”.
Il Bambino Gesù è pronto ad accoglierlo
Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale pediatrico di Roma Bambino Gesù, si è detta pronta ad accogliere Alfie, spiegando che l’ospedale del Papa potrebbe prendersi cura del bimbo senza accanimento terapeutico: anche se non esistono terapie - ha affermato - i medici del Bambino Gesù lo accompagnerebbero verso la fine naturale. La vicenda riporta alla mente altri due bambini inglesi, Charlie Gard e Isaiah Haastrup, lasciati morire a circa un anno di vita rispettivamente il 28 luglio 2017 e il 7 marzo 2018. Alfie il prossimo 9 maggio, se lasciato vivere, compirà 2 anni.
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