Siria: a Bruxelles la seconda Conferenza dei Paesi donatori
Adriana Masotti e Olivier Bonnel - Città del Vaticano
E’ in corso da ieri a Bruxelles la seconda conferenza internazionale sulla Siria promossa da Unione Europea e Nazioni Unite con l'obiettivo di incrementare le donazioni destinate al sostegno delle vittime del conflitto. Ai lavori, che si concluderanno in giornata, partecipano oltre 85 delegazioni di Paesi, organizzazioni non governative e società civile per discutere dell’attuale situazione nel Paese, devastato da 7 anni di guerra con oltre 400 mila vittime.
In particolare è in programma oggi una serie di incontri a livello ministeriale tra i principali Paesi donatori sulla strategia politica da adottare e sulle conseguenze umanitarie del conflitto.
La grave crisi umanitaria del Paese
“La Siria è la più grande, più complessa e più grave crisi di protezione” umanitaria “del nostro tempo”. Così si è espresso il sottosegretario per gli Affari umanitari e coordinatore delle emergenze per l’Onu, Mark Lowcock nella sessione di apertura del dialogo. Attualmente più di 13 milioni di siriani hanno bisogno di assistenza per sopravvivere. 5,6 milioni quelli che hanno cercato rifugio nei Paesi vicini creando non poche difficoltà ai Paesi ospitanti come nel caso del Libano che ospita e assiste più di un milione di rifugiati.
Andare oltre gli interessi particolari
“Che non si guardi ai propri interessi, ma al bene del popolo siriano – auspica ai nostri microfoni, padre Paul Karam, presidente della Caritas libanese – in merito alle discussioni tra i diversi Paesi coinvolti. Padre Karam spera poi che dalle parole si passi a fatti concreti in vista della pacificazione del Paese. “I siriani sono ormai stanchi – sottolinea p. Karam – e hanno bisogno della pace. Bisogna incoraggiare perciò qualsiasi processo di pace, che però deve portare frutto per la società siriana, altrimenti nel futuro le conseguenze saranno gravi per tutti”.
I cristiani per la pace in Siria
Sul contributo che i cristiani presenti in Siria possono dare al futuro del Paese, padre Karam sostiene che il contributo "è quello insito nella missione vissuta dal nostro maestro Gesù Cristo". Sta soprattutto nell’accettazione dell’altro e nella testimonianza dell’amore di Dio. "I cristiani - conclude - sono come il sale nel cibo che è poco, ma dà sapore al tutto, noi dobbiamo incarnare l'amore di Cristo intorno a noi".
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