Disastro umanitario in Venezuela: popolazione provata da fame e malattie
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Il Venezuela è alla fame. Da settimane nelle chiese, durante le celebrazioni, si distribuisce ai fedeli qualcosa fatto di farina di mais al posto dell’ostia. La farina infatti è razionata nel Paese, come gli altri generi alimentari. Il governo consegna a ciascuna famiglia una scatola con del cibo di scarsa qualità e che finisce in pochi giorni. Lo conferma ai nostri microfoni Ingrid Dussi dell' "Associazione Latinoamericana in Italia", (A.L.I.).
Dalla Colombia il dono delle ostie
E’ così che, accanto agli altri aiuti, la Chiesa colombiana ha donato 250.000 ostie per la Pasqua alle diocesi del Venezuela. Lo annuncia un comunicato della diocesi di Cucuta, la più grande città della Colombia, al confine con il Venezuela.
Le ostie sono stati consegnate dal vescovo di Cucuta, mons. Victor Manuel Ochoa, sul ponte Simon Bolivar che collega i due paesi, "in modo che il clero venezuelano possa celebrare la Messa di Pasqua".
In Venezuela manca tutto
Oltre alla diffusa carenza di ogni genere di beni, il Venezuela è di fronte all'iperinflazione, prevista al 13.000% nel 2018. Nel Paese manca tutto: acqua, energia elettrica, medicine, molti ospedali sono stati chiusi, i ragazzi non vanno più a scuola. “Le scuole sono aperte, ma l'affluenza è del 40% – dice La Dussi – perché i bambini sono troppo deboli e non ce la fanno più, anche le iscrizioni all’università sono diminuite, anche perché gli stessi professori se ne sono andati, come molti medici e molto personale di tutte le categorie professionali”.
La fuga nei Paesi confinanti
Centinaia di migliaia i venezuelani fuggiti dal loro Paese, più di mezzo milione hanno cercato rifugio in Colombia, e in Brasile dove si vive una vera emergenza, e si rende necessario pensare all'allestimento di campi profughi, con l'aiuto della Caritas e di altre Organizzazioni internazionali, per accogliere gli esuli.
Ma accogliere chi fugge non dalla guerra, ma dalla fame, non è facile. Non è previsto infatti che si attivi lo strumento del canale umanitario, spiega Ingrid Dussi. “Chissà – continua – che questo non richiami l’attenzione della Comunità internazionale. Il problema è però che il governo di Nicolas Maduro, non intende ammettere il fallimento della sua gestione e invece di rivolgersi alla Comunità internazionale, continua ad accusare della crisi il nemico di sempre, cioè gli Stati Uniti, parlando di una 'guerra economica' messa in atto nei confronti del Venezuela da potenze imperialiste".
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