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Il neo Presidente cubano Diaz-Canel Il neo Presidente cubano Diaz-Canel 

Cuba ha un nuovo Presidente: Miguel Díaz-Canel

Nell’isola caraibica nessuno si aspetta cambiamenti politici sostanziali. Il neo Presidente è il primo leader della nazione del post castrismo. Maggiore libertà religiosa ma esistono ancora delle limitazioni

“Nessuno si aspetta un cambiamento politico sostanziale con l'elezione di Miguel Díaz-Canel come nuovo presidente cubano” commenta all'Agenzia Fides María C. López, responsabile della comunicazione dell'Arcidiocesi di Santiago de Cuba. “Semmai la novità più significativa è la presenza di tre donne su cinque nel gruppo dei vicepresidenti”, in un Consiglio di Stato che conserva solo due dirigenti “storici” su un totale di 30 membri.

Primo leader della nazione del post castrismo

Díaz-Canel é stato eletto ieri Parlamento unicamerale come Presidente dei Consiglio di Stato e dei Ministri. Il suo mandato durerà cinque anni. Nel discorso di insediamento ha tranquillizzato l'establishment: “Non vengo a promettere nulla. Vengo a portare a compimento il programma che ci siamo imposti, con le linee del socialismo e della rivoluzione. Non ci sarà spazio per chi aspira a una restaurazione capitalista” ha ribadito. Díaz-Canel è il primo leader della nazione del post castrismo - anche se Raúl sarà Primo Segretario del Partito Comunista di Cuba fino al 2021 - e il primo capo di Stato ad essere nato dopo l'avvento dei “barbudos” della Sierra Maestra, l’8 gennaio 1959.

La notizia dell’elezione accolta con indifferenza

La maggioranza della popolazione, come anche i cattolici, hanno appreso la notizia con indifferenza. La giornalista Yoani Sánchez ha scritto che le ragioni di tale atteggiamento sono “la pessima situazione economica, che costringe la maggioranza della popolazione occupata a sopravvivere, il pessimismo che nasce dalla convinzione che non cambierà nulla solo con un volto nuovo, e il fatto che la gente non conosce altri scenari”.

Rapporti Stato-Chiesa culminati con le visite degli ultimi tre Papi

La Chiesa cattolica manterrà l'apertura al dialogo che ha caratterizzato soprattutto l'era Raúl. “Nei quasi 11 anni al potere del fratello di Fidel Castro” ricorda Maria López parlando All’agenzia Fides, “si è aperto un tempo di incontro tra lo Stato e la Chiesa, con vari momenti di interscambio tra i rispettivi leader, che si è fatto concreto e visibile con la scarcerazione di un gran numero di prigionieri a partire dal 2010, in particolare quelli della cosiddetta Primavera del 2013, e con le visite dei Papi Benedetto XVI (2012) e Francesco nel (2015)”.

A Cuba c’è maggiore libertà religiosa ma esistono ancora limitazioni

Questi eventi sono stati occasione di colloqui ed accordi di lavoro tra le due parti, guidate dal Presidente e dal card. Jaime Ortega, arcivescovo di San Cristobal de l’Havana, che certo non si sarebbero potuti realizzare senza una precisa volontà politica. “La mia percezione - commenta ancora Maria López - è che negli ultimi 20 anni è stata concessa, in modo molto lento e progressivo, una maggior libertà religiosa. La Chiesa cattolica non l'ha mai reclamata solo per sé, ma per tutte le espressioni di religiosità del popolo - siano esse evangeliche, sincretistiche, ecc. - per tutti i cubani”. Comunque manca ancora qualcosa: è da notare la quasi la totale assenza di “persone apertamente cristiane e devote nelle strutture pubbliche, salvo pochi evangelici”. Per essere parlamentare, ad esempio, occorre in genere essere tesserati al Partito Comunista di Cuba, anche se ci sono state eccezioni e sorprese nell'ultima elezione parlamentare dell'11 marzo. (S.M. - Agenzia Fides)
 

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20 aprile 2018, 13:53